I 60 migliori album femminili del 2018 – parte 4
Black Belt Eagle Scout – Mother Of My Children (Saddle Creek)
Black Belt Eagle Scout è una “radical indigenous queer feminist” e questo basterebbe per farci capire quanto non deve essere facile la sua vita. Aggiungete che nel 2016 Katherine Paul ha perso sia la sua guida che la sua amata e capirete che il mood del disco non sarà una festa. “Mother Of My Children” intervalla tematiche omosessuali a testi di rivalsa della propria terra sopra a sonorità a tratti folk, a tratti rock. Il disco è stato suonato interamente da Katherine: chitarra, voce, batteria, percussioni, basso, tastiere, vibrafono, organo e piano.
Kadhja Bonet – Childqueen (Fat Possum)
Fin da piccolina Kadhja Bonet aveva perfetta padronanza di violino, viola, flauto e chitarra. E molto probabilmente ha pure ascoltato i dischi giusti dei genitori. “Visitor” era l’EP di esordio (allungato a vero e proprio album nella ristampa), “Childqueen” è un sorprendente disco di soul-psichedelico che ricorda gli esperimenti anni 70 di Steve Wonder. Kadhja è un’artista di cui sentiremo molto parlare in futuro.
Christine & the Queens – Chris (Because)
Da Héloïse Letissier a Chris, passando per Christine. La trasformazione della cantante francese in icona pansessuale si è definitivamente compiuta presentandosi in canottiera e sguardo imbronciato ma soprattutto sdoganando testi sfrontati da un inedito punto di vista femminile. Le “Queens” sono un gruppo di drag queen che hanno in qualche modo convinto Héloïse a trovare se stessa attraverso il travestitismo. Il suo nuovo disco, pubblicato in doppia versione francese e inglese, mette in mostra tutto il suo amore verso le ritmiche funk sintetiche suona come un moderno album di Michael Jackson o di Prince. I figli degli anni 80 gradiranno.
Frankie Cosmos – Vessel (Sub Pop)
Dal 2012 Greta Kline ha pubblicato una dozzina di album, la maggior parte su bandcamp. “Vessel” è il primo su Sub Pop e non ci stupisce l’approdo alla label di Seattle. Frankie Cosmos (il nick di Greta) è una cantautrice indie che con estrema facilità ha trovato la formula per scrivere canzoni belle e sbilenche, a volte dei semplici bozzetti, altri in forma più compiuta. A suo modo riassume i sogni di ogni ascoltatore indie: un po’ pop, un po rock, un po’ punk ma sempre con la melodia sghemba pronta a farti lo sgambetto.
Cardi B – Invasion Of Privacy (Atlantic)
L’hiphop femminile quest’anno ha le fattezze di Cardi B. Lasciata praticamente sola a combattere nel territorio di Iggy Azalea, Azealia Banks, Nicki Minaj, Cardi le sorpassa e con una culata le manda tutte fuori strada. Sospinta dal singolone trap “Bodak Yellow” “Invasion of Privacy” non delude le aspettative e scale le classifiche di Billboard ad una velocità sorprendente. Svettano testi da donna del ghetto indipendente “hanno dato a una bitch due opzioni: spogliarsi o perdere / Ballavo in un club davanti a scuola / Ho detto ‘ballavo’, non ‘scopavo’, attenti ” e soddisfazioni e sogni di diventare una star “Tell Rih-Rih I need a threesome / I’m his favorite type of chick” (dedicata a Rihanna). Un disco ovviamente da classifica, da una donna che ama avere uomini sottomessi intorno e non il contrario.
Cupcakke – Ephorize
Se Cardi B ha monopolizzato il mainstream Cupcakke ha conquistato gli amanti dell’underground con due album autoprodotti in un anno (“Eden” e “Ephorize”). Ovviamente essendo totalmente libera di fare quello che vuole Elizabeth Eden Harris si lascia andare a testi espliciti senza timore di censura sparati ad una velocità assurda. Testi ovviamente che parlano di uomini e di sesso ma anche un paio di episodi più “sociali” e impegnati. Un disco nato per essere divertente ed “Ephorize” lo è in pieno.
Shannon Shaw – Shannon In Nashville (Easy Eye Sound)
Shannon Shaw, già cantante nei Shannon And The Clams, unisce le forze con Dan Auerbach dei The Black Keys e insieme realizzano l’album “Shannon In Nashville”, tributo al sound soul pop di Shangri-Las, Roy Orbison, Dusty Springfield, Patsy Cline. Ma a prescindere da “come suona” (divinamente, merito anche della backing band di veterani) a conquistare è l’altissima qualità dei 13 brani che compongono il disco, capaci di entrare in testa fin dal primo ascolto. Un disco “pop” nel senso più classico del termine: non sottovalutatelo.
Soap&Skin – From Gas To Solid / You Are My Friend (PIAS)
Rispetto a molte altre sue colleghe penso che il lavoro di Anja Franziska Plaschg, in arte Soap&Skin, non sia mai stato celebrato come si deve. E anche questo terzo disco non fa eccezione: passato sotto silenzio “From Gas To Solid” è un viaggio personale fra personali struggimenti (la morte del padre) e spiragli di luce (la nascita della figlia). Il disco è costruito su tappeti di synth e potenti esplosioni emotive da cui è difficile rimanere impassibili. Più da ascoltare che da raccontare.
Cat Power – Wanderer (Domino)
Chan Marshall, ovvero Cat Power, è un piccolo grande tesoro della musica degli ultimi venticinque anni. I suoi primi, fragili dischi, sono una delle cose più belle mai incise e pur con molti difetti anche gli ultimi lavori hanno molte cose da dire. Certo, la formula primigenia non è replicabile (per sua fortuna, visto che derivava da un malessere esistenziale che dovrebbe aver superato) ma la sua voce è intatta, e questo ci porta a rizzare le antenne ad ogni nuovo album. “Wanderer” è eccellente, il miglior disco da almeno 15 anni: lanciato dal singolo “Woman”, cantato in coppia con Lana Del Rey, è uno splendido disco alla Cat Power fatto di folk dimesso, un po’ soul, un po’ pop, un po’ blues, sempre struggente e toccante. E c’è pure una cover di Rihanna.
St. Vincent – Masseduction (Loma Vista)
L’anno scorso Annie Clark ha pubblicato il controverso “Masseduction”, album dalle tinte pop dance che pur nello splendido insieme stonava un po’ con la discografia di St.Vincent. Saranno contenti i fan di poter ascoltare quelle canzoni in versione “nuda” solo piano e voce come sono state scritte. I brani non perdono nulla rispetto alla versione “originale”, anzi, in molti casi ne guadagnano in intensità e lirismo. Sia che conosciate già le canzoni, sia che ne siate completamente a digiuno “Masseduction” è un disco “alternativo” e “minore” nella discografia di St.Vincent ma capace di strappare più di un applauso.
Louise Lemon – Purge (Icons Creating Evil Art)
La Svedese Louise Lemon definisce la sua musica “dark-soul/death-gospel” e per registrare “Purge” è volata negli Stati Uniti da Randall Dunn (Sunn O))), Wolves In the Throne Room) per catturare al meglio la sua indole oscura. Immaginate una Chelsea Wolfe castana, meno tetra e più post rock, a tratti vicina a certi momenti di “Primitive And Deadly” degli Earth e con una voce molto soul. Per ora è sotto osservazione dalla cricca del Roadburn Festival, ovvero garanzia di qualità al 100%.
Bat Fangs – Bat Fangs (Don Giovanni Records)
Betsy Wright era la bassista delle Ex Hex, terzetto in cui militavano anche Laura Harris degli Acquarium (giro Dischord) e Mary Timoy (Autoclave, Helium, Wild Flags). Laura King invece è una batterista piuttosto attiva nella scena della North Carolina. Insieme formano le Bat Fangs, duo hard rock, un po’ glam rock, un po’ alternative. Una via di mezzo fra la Joan Jett più commerciale e le Sleater Kinney. Immediatamente forse non vi sembreranno niente di che, poi fatto l’orecchio alla proposta capirete la grandezza di una simile idea! Difficilmente suoneranno in uno stadio ma le canzoni delle Bat Fangs lo meriterebbero; magari di spalla agli Spinal Tap.
Sho Madjozi – Limpopo Champions League
La ventiseienne Sud Africana Sho Madjozi ha conquistato la folla del
Global Citizen Festival di Johannesburg in onore di Nelson Mandela con il trascinante singolo “Wakada Forever” contenuta nell’esordio “Limpopo Champions League”. Immaginatevi una giovane M.I.A. che si muove tra trap e folklore Sudafricano fatto di ritmi xibelani, lingua xitsonga, moderna dance shangaan electro e avrete più o meno l’intento del suo disco: ovvero portare il Sud Africa nelle classifiche mondiali.
Kristine Hersh – Possible Dust Clouds (Fire Records)
Per gli ascoltatori non più giovanissimi è sempre piacevole vedere il nome di Kristine Hersh. Negli ultimi anni si è concessa poco ma da metà anni 80 (con i Throwing Muses) fino all’inizio del nuovo millenio (da solista) ha sempre regalato lavori pregevoli. Oggi Kristine ha 52 anni, ma sempre lo stesso sorriso e la stessa voglia di esprimersi nel linguaggio che conosce bene: chitarre acide e voce. “Possible Dust Clouds” è il suo lavoro più “heavy” da parecchio tempo ed è un acquisto obbligato per tutti coloro che sono cresciuti con il suo catalogo.
U.S. Girls – In A Poem Unlimited (4AD)
Dalle lacrime in copertina e dai forti testi impegnati contro uomini che abusano (potere, donne, minoranze) non ci si aspetterebbe un disco soul alla Curtis Mayfield. E invece “In A Poem Unlimited” è un moderno disco Motown (pur pubblicato dalla dark 4AD), che non nasconde synth disco e space (vicini alla synthwave), fiati che sottolineano i ritornelli e si lanciano in assoli, basso pulsante e canzoni irresistibili. Chi si aspettava un disco lofi da U.S. Girls rimarrà deluso, ma dopo il primo minuto di “Velvet 4 Sale” sarà già a battere il piede e chiederne ancora.
E siamo arrivati a 60, non sono pochi, speriamo che abbiate trovato dischi di vostro gradimento e nuove artiste da seguire. Vi lasciamo con una lista di dischi che per un pelo non sono entrati nell’articolo. Potete ascoltare e riascoltare tutte le artiste citate nella nostra playlist di Spotify.
Cécile McLorin Salvant – The Window
Dream Wife – Dream Wife
Tomberlin – At Weddings
Laurel Halo – Raw Silk Uncut Wood
Eleanor Friedberger – Rebound
Joan As Police Woman – Damned Devotion
Anne Guthrie – Brass Orchids
Kandace Springs – Indigo
Puce Mary – The Drought
Eartheater – IRISIRI
Helena Deland – From The Series Of Songs “Altogether Unaccompanied” Vol. I & II
Olivia Block – 132 Ranks
Gia Margaret – There’s Always Glimmer
Illuminati Hotties – Kiss Yr Frenemies
Half Waif – Lavender
Caroline Rose – Loner
Tinashe – Joyride
Haley Heynderickx – I Need To Start A Garden
Holly Miranda – Mutual Horse
Lily Allen – No Shame
Juliana Hatfield – Juliana Hatfield Sings Olivia Newton-John
Sarah Davachi – Let Night Come On Bells End The Day / Gave In Rest
Lucrecia Dalt – Anticlines
Lea Bertucci – Metal Aether
Mountain Man – Magic Ship
TT – LoveLaws
Lykke Li – So Sad So Sexy
Hollie Cook – Vessel of Love
Georgia Anne Muldrow – Overload
Thalia Zedek – Fighting Season
Rico Nasty – Nasty
Sabrina Claudio – No Rain, No Flowers
Florence + the Machine – High As Hope Ord
Anna Calvi – Hunter
Kacey Musgraves – Golden Hour
Courtney Marie Andrews – May Your Kindness Remain
Kali Malone – Organ Dirges 2016-2017
Cecilia – Adoration
Teyana Taylor – K.T.S.E.
Hilary Woods – Colt
Aisha Devi – DNA Feelings