I Migliori Dischi ALTERNATIVE ROCK Del 2023

Benvenuti nel 1993! Ah no, purtroppo non siamo più nell’anno più prolifico di capolavori della recente storia del rock ma non possiamo negare che un certo modo di suonare è ancora nelle corde dei giovani e dei meno giovani. Non parlo delle band con un suono più classico ma proprio quello che nel 1993 spadroneggiava: il rock alternativo. Ma di cosa si tratta? Musica grintosa, distorta in cui mettere in scena struggimenti, noia, frustrazione. In poche parole rabbia giovanile. Non quella violenta e minacciosa del punk, neanche quella “fantasy” dei metallari: quattro accordi, un bel ritornello e un tempo medio sostenuto è tutto quello che serve per essere in questa lista. Lista perfetta per tutti coloro che non riescono ad uscire dagli anni 90. Giustamente.

1 . Screaming Females – Desire Pathway (Don Giovanni)

Con una carriera prolifica ma incapace di andare oltre il giro degli stretti appassionati gli Screaming Females si sono sciolti proprio alla fine del 2023. La leader Marissa Paternoster è una grandissima songwriter e una chitarrista fantasiosa, nonchè ottima cantante e speriamo che continui in qualche modo la sua carriera musicale. “Desire Pathway” sembra un greatest hits da quanto è pregno di canzoni memorabili. E in tutta la sua essenza racchiude il concetto di “alternative rock” più di chiunque altro.

2 . Bully – Lucky For You (Sub Pop)

Esiste qualcuno di più grunge di Alicia Bognanno al giorno d’oggi? Personaggio schivo ma con bisogno di tanta attenzione sfoga le sue problematiche personali in dischi suonati e cantati a cuore aperto. Talmente sinceri che arrivano solo a chi ha la voglia e la capacità di volerli ascoltare. Il sound proposto è un riuscito mix di Pixies, Nirvana, Dinosaur Jr con quel piglio infantile alla Veruca Salt.

3 . Paramore – This Is Why (Atlantic)

Per il disco del passaggio alla maturità i Paramore si accasano alla Atlantic e sfornano il disco alt-rock perfetto. Talmente perfetto che essendo “alternativo” non si merita il primo posto. Suonato splendidamente, cantato divinamente, prodotto in modo stellare e con 10 canzoni mai così belle nella carriera dei Paramore. Se state storcendo il naso per il nome citato tappatevelo e tuffatevi nell’ascolto: non ve ne pentirete.

4 . Wednesday – Rat Saw God (Dead Oceans)

Presentare il disco con un singolo di otto minuti con chitarre fischianti e grungettose, voce lamentosa e tanto disagio adolescenziale: eccovi i Wednesday dal North Carolina al terzo disco, seguito dell’ottimo Twin Plagues del 2021. Se riuscite a superare (e quindi ad amare) una delle voci più indolenti dai tempi dei Dinosaur Jr vi ritroverete con un disco che è un’esplosione sonica da godere come se aveste 20 anni (e beati voi se ce li avete per davvero).

5 . Narrow Head – Moments Of Clarity (Church Road)

Immaginatevi gli Smashing Pumpkins che flirtano con i Seaweed. O per dirla più semplice : riff grunge psichedelici che flirtano con lo shoegaze e una voce emo hardcore vecchi tempi. Amati sia dai giovanissimi che dai più attempati nostalgici.

6 . Alex Lahey – The Answer Is Always Yes (Liberation Records)

In quanto Australiania e un po’ strampalata il primo paragone che viene in mente ascoltando Alex Lahey è quello con Courtney Barnett. E in un certo senso può esserne la versione più college radio e meno “weird”. Ma i brani di Alex camminano con le proprie gambe fra ritornelli contagiosi e chitarre suonate con decisione.

7 . Queens Of The Stone Age – In Times New Roman (Matador)

25 anni fa erano considerati gli eredi dei Nirvana con Dave Grohl che interruppe la sua attività con i Foo Fighters apposta per salire a bordo di una nave scapestrata con Josh Homme, Nick Oliveri e Mark Lanegan. Oggi i QOTSA sono cambiati (è rimasto solo il leader Josh Homme), il mondo intorno a loro è cambiato e i nuovi Nirvana non li abbiamo ancora trovati. Ma “In Times New Roman” è un disco che vede finalmente la band tornare in forma, magari non come ai tempi di “Songs For The Deaf” ma sicuramente meglio delle ultime sbiadite prove. Rock roccioso, sbilenco e vagamente psichedelico e alcune delle migliori canzoni scritte da Josh.

8 . Temple Of Angels – Endless Pursuit (Run For Cover)

Aprite Youtube e guardate il videoclip di “Tangled In Joy”. Se avete una certa età vi sembrerà di tornare ai primissimi anni 90, catapultati in un video di Sundays, Concrete Blonde e primi Cranberries. Chitarre jingle-jangle, basso ficcante e voce “dream pop”. Se questo non bastasse per farvi innamorare di loro c’è il resto del disco, sospeso fra gothic-rock, dream pop e post punk. Ah sono di Austin, Texas: impossibile che facciano schifo.

9 . Mudhoney – Plastic Eternity (Sub Pop)

Va bene tutto ma dimenticare che i Mudhoney hanno fatto un signor disco nel 2023, a circa 25 anni dall’esordio, sarebbe ingiusto verso tutta la categoria qui trattata. “Plastic Eternity” ripesca brani che erano rimasti nel cassetto per anni ed è un bene che la band ci abbia lavorato sopra perchè il risultato è di gran classe. Se avete amato “Tomorrow Hit Today” (vi ricorda qualcosa?) “Plastic Eternity” ne è l’erede spirituale.

10 . Nightosphere – Katabasis (Autoproduzione)

Giovanissimo trio americano sospeso fra gothic rock, shoegaze, postpunk e slowcore. Per certi versi acerbi, per certi versi fin troppo maturi. Hanno stile, personalità e quella voglia di sperimentare che solo i giovani senza troppo velleità hanno. Katabasis è un piccolo gioiello di tristezza e lentezza ma è capace anche di cullare l’ascoltatore con dolci armonie notturne.

11 . Slowdive – Everything Is Alive (Dead Oceans)

Prendete i numeri delle posizioni per quello che sono, non arrabbiatevi se “Everything Is Alive” è così in basso in classifica. Se il vostro cuore batte per gli Slowdive da sempre potete metterlo pure in cima alla classifica perchè questo disco gareggia in bellezza con i loro dischi storici. E’ anche vero che la band inglese fa un po’ storia a sè e quindi non meriterebbe neanche di stare in una lista di genere. Il bello degli Slowdive di oggi è che hanno aggiornato il loro sound con le loro esperienze e i loro ascolti e hanno fatto un disco realmente maturo e complesso, con influenze importanti e una scrittura adulta e mai scontata. Un disco da amare: ma c’è bisogno di questa lista per dirvelo?

12 . Yo La Tengo –  This Stupid World (Matador)

E’ dal 1989 che gli Yo La Tengo continuano a fare lo stesso splendido disco. E’ dal 1989 che vengono tenuti in un cassetto dai fan più accaniti, cercando di preservare la purezza di un trio che non ha mai fatto niente di farsi notare, nè per cambiare la propria formula. Incredibilmente molta critica ha dato spazio a questo “This Stupid World” trasformandolo inevitabilmente in uno dei dischi simbolo del 2023.

13 . Olivia Rodrigo – Guts (Geffen)

Immaginatevi una giovanissima artista (2003 l’anno di nascita) che mescola senza paura Avril Lavigne, Pixies, Nirvana, Demi Lovato e avrete Olivia Rodrigo, giunta con “Guts” al secondo lavoro sulla lunga distanza (e già l’esordio “Sour” non era affatto male). Ok probabilmente è tutto troppo prodotto e paraculo ma…funziona! L’alternative rock non può essere su major e iper prodotto? Ma non siete cresciuti negli anni 90?

14 . Teen Jesus and the Jean Teasers – I Love You (Domestic La La Records)

L’alternative rock era bello vivo e vegeto anche nei primi 2000 con band come Strokes e White Stripes ed è lì che si incastrano le australiane Teen Jesus And The Jeans Teasers, quartetto che non ha paura a mescolare melodie irresistibili, punk, rock, sculettamenti, rabbia e frustrazione. Il singolo iniziale è da discoteca rock, gli altri brani (13 in 37 minuti) mostrano una palette sonora variegata e meno paracula. Probabilmente si scioglieranno fra tre mesi ma recuperate questa piccola perla prima che sparisca nel dimenticatoio.

15 . Ratboys – The Window (Topshelf)

Ratboys hanno quella grinta e quella capacità di ritornelli appiccicosi che hanno attualmente solo The Beths. E questo “The Window” è il quinto disco di una carriera che si mantiene su livelli piuttosto alti. Se vi mancano The Muffs e siete uno dei tre fan dei Fastbacks eccovi qui il vostro disco dell’anno.

Redazione

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