2021 The Year Post Punk Broke. Guida al moderno post-punk

“Questi si rifanno al post punk tipo LCD Soundsystem”
“Vorrai dire Gang Of Four”
“Hanno poco più di 20 anni, per loro gli LCD Soundsystem sono storia. I Gang Of Four preistoria dei nonni.”

Questo dialogo l’ho avuto in negozio cercando di vendere il disco d’esordio degli Squid. La persona di fronte a me non riusciva a capacitarsi dell’importanza storica di band che noi “anziani” reputiamo recenti. Ecco perchè molti guardano con sospetto a questa nuova ondata di band provenienti per lo più dall’Inghilterra (con qualche rara ma interessante eccezione) mentre i giovani se li godono. Eccome se se li godono.
Middle aged men fight in comments on which bands this sounds like” (uomini di mezza età litigano nei commenti per stabilire a quale band assomiglia questa musica) si legge nel video di “Girls And Boys” dei Viagra Boys, perfetto riassunto di come il mondo attuale sia diviso fra chi si gode i nuovi ascolti e chi è sempre a cercare il pelo nell’uovo per dimostrare la propria saccenza. E di conseguenza perdersi quello che succede “adesso” rimpiangendo il passato. Che oltre ad essere passato non è così migliore come la memoria vorrebbe farci credere. Anche perchè, cari amici con la mano sotto il mento, dopo aver rivelato che il 90% di queste band ricordano i Fall cosa avete vinto?

Il 2021 è l’anno in cui il suono “post punk” è entrato in quasi tutte le case. Come mai? Prima di tutto merito della pandemia che ha fatto arretrare i vecchi bacucchi, rimasti immobili di fronte all’impossibilità di suonare dal vivo. Si sono fatto largo i giovani con improvvisate live sessions pubblicate su youtube e con dischi registrati a distanza. E le case discografiche hanno preferito buttare fuori dischi di nuove promesse piuttosto che bruciare milioni di dollari rischiando flop clamorosi. In tempo di crisi è sempre valido il motto “poca spesa tanta resa”. E poi se toppavano era lo stesso, basta passare ad altro. Quante volte è già successo che si creassero trend durati dall’oggi al domani?

Nel 2020 sono usciti lavori di Idles (Ultra Mono), Fontaines D.C. (A Hero’s Death), Protomartyr (Ultimate Success Today), Algiers (There Is No Year) ma anche di nomi meno noti come The Cool Greenhouse, Molchat Doma, Porridge Radio, Jehnny Beth (delle Savages, uno dei primi gruppi a riportare in auge certi suoni). Nel mentre gli ascoltatori si giravano playlist con Idles, Shame, Iceage, Sleaford Mods (non proprio post punk ma ce li infiliamo senza problemi), Girl Band, The Murder Capitals. In un anno di lockdown i gusti collettivi si sono evoluti e hanno accettato questa nuova rivoluzione sonora.

Nel 2019 ha preso fuoco la sterpaglia, nel 2020 ha attecchito nella legna, nel 2021 siamo letteralmente nel mezzo dell’incendio del post punk. Incendio che inevitabilmente cambierà il suono della musica del futuro, anche più mainstream. Inutile cercare i motivi del perchè e del percome. Magari sono state le decine di magliette di Unknown Pleasure vendute nei centri commerciali. Magari l’infanzia passata ad ascoltare i Franz Ferdinand nello stereo dei genitori. O decine di playlist di Spotify e iTunes che hanno sdoganato la musica più improbabile alle orecchie di adolescenti affamati di musica. Fatto sta che siamo inondati da ottimi dischi. Certo, c’è qualche cosetta che verrà dimenticata, ma tanta che rimarrà.

A differenza dei movimenti del passato non esiste una vera e propria scena. Queste band sono tutte slegate fra loro. Non si assomigliano musicalmente nè si scambiano attestati di stima o di supporto. Forse giusto gli Idles sono quelli più propensi a collaborazioni e a citazioni. Non esiste una label più specializzata di altre: i dischi escono su major, su indie relativamente hype, su indie storiche o vengono autoprodotti. Non c’è neppure un epicentro geografico: molti sono inglesi ma ci sono scozzesi, irlandesi, americani, tedeschi, olandesi, svedesi (l’Italia per ora non è pervenuta).
Tralasciando che molti di essi suonano “alla Fall” (sebbene voglia dire tutto e niente) non esiste, per ora, un suono omologato. Anche tra coloro che sono stati scoperti e prodotti da Dan Carey (Sinead O’Brien, Kate Tempest, Goat Girl, Squid, The Lounge Society) non ci sono molte cose in comune.

C’è la necessità di andare oltre al rock “normale”. Black Country New Road e Black Midi lo scavalcano con forti dosi di post-rock i primi (tanto da sfiorare il plagio degli Slint) e di fusion iper tecnica i secondi. Gli Squid con funk ed elettronica. I FACS con industrial. Idles prendendo parecchi spunti dal noise rock americano dei Jesus Lizard (David Yow non a caso è ospite in Ultra Mono), così come i Viagra Boys prendono il sarcasmo grasso di scuola Amphetamine Reptile. Ops, sto finendo nella trappola dei “middle aged men” citati poc’anzi. Per andare avanti è necessario guardarsi indietro. Ma è indubbio che la maggior parte di queste band ha una propria personalità e tanti punti di forza e, soprattutto, almeno un disco imperdibile nella propria discografia.

Se siete fruitori di musica liquida potete scorrere la playlist di spotify preparata e postata più sotto. Se volete i dischi invece dovrete penare: molti vanno esauriti alla velocità della luce e dovrete comprare nella temutissima Inghilterra che con la Brexit non si fa mancare i dazi doganali. Brexit ovviamente osteggiata e odiata dalla maggior parte dei musicisti post-punk, la quale finisce per limitare anche la loro circolazione . Ma, ecco, forse proprio questo clima politico conservatore è stato il motivo per cui i giovani hanno imbracciato le tanto vituperate chitarre e si sono creati il loro suono per conquistare il mondo.

Arrivati a questo punto eccovi un po’ di consigli per gli ascolti, tutti relativi a dischi usciti nel 2021 (che basteranno per saziarvi per un po’ di tempo) e relative recensioni. Se volete essere sempre aggiornati scaricatevi la nostra fanzine SLERFA, dedicata alle nuove uscite post-punk, noise rock e affini.

Foto Idles : Marta Bacigalupo

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