I 20 migliori dischi black metal del 2018

di Francesco Traverso

La scelta dei migliori venti ricade sui dischi che seguono, in un ordine che quasi sicuramente tra un mese sarebbe diverso, nella speranza di rappresentare al meglio lo stato dell’arte del black metal nel 2018.
L’unica cosa certa relativa a questo 2018 è che dalla top 20 rimangono fuori dischi meritevoli: i lavori degli svedesi Grà e Craft ad esempio, oppure il nuovo disco dei greci Acherontas. Interessante anche l’album del progetto parallello ai MGLA, ovvero i Kriegsmaschine e non si può non citare l’ultima fatica dei colossi Behemoth che abbracciano ormai una platea più generalista.

1 . Uada – Cult Of A Dying Sun (Eisenwald)

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Gli americani della costa ovest non falliscono l’appuntamento con il secondo album. Dopo lo splendido “Devoid Of Light” del 2016 era tanta l’attesa per il loro ritorno; la band di Portland si conferma maestra nell’imbastire brani di black metal in cui domina il gusto per melodie che rimandano a classici heavy metal come gli Iron Maiden o, rimanendo in un contesto estremo, al black/death metal svedese degli anni d’oro (Dissection). Molta potenza, ma anche grande gusto e nessun momento di noia. La versione più educata degli MGLA.

2 . Immortal – Northern Chaos Gods (Nuclear Blast)

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Inutile negare che lo scetticismo dietro alla prima uscita degli Immortal orfani di Abbath fosse molto. Sia per i lunghi tempi di preparazione sia per il ritorno di Demonaz dietro al microfono e alla chitarra dopo ben ventuno anni, la sensazione dominante era che il lavoro avrebbe sì avuto il logo degli Immortal in copertina, ma non si sarebbe andati oltre quello. Invece “Northern Chaos Gods” è un disco stupendo che suona Immortal al 100%. Il clima generale ricorda il capolavoro “At The Heart Of Winter” (che viene qua e là citato, ai limiti dell’autoplagio), con brani che hanno sempre una loro ben definita natura, riff convincenti e una sezione ritmica spaventosa (il lavoro di Horgh alla batteria è come sempre incredibile); mentre l’album scorre sembra di assistere alla battaglia tra sterminati eserciti di orchi, un vero terremoto sonoro, dove, incredibilmente, non si sente la mancanza del caratteristico timbro vocale di Abbath. L’unico dubbio relativo all’album e al futuro della band è che al momento non sembrerebbero esserci in programma date live ed è un peccato.

3 . Ungfell – Mythen, Mären, Pestilenz (Eisenwald)

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Passano gli anni, ma il black metal cerca di mantenere un’aura di mistero ed elitarismo; così nascono realtà come l’Helvetic Underground Comittee attorno alla quale si coagulano band e artisti svizzeri. Tra questi, gli Ungfell, arrivati nel 2018 al secondo album e che con la loro musica guardano al passato: tradizioni locali, eventi storici e il racconto del periodo forse più buio della storia europea se si escludono le grandi guerre del novecento, ovvero il Medioevo. Black metal che rimanda ai primi Satyricon alternato ad intermezzi acustici azzeccatissimi per un’atmosfera finale coinvolgente e oscura. La sensazione è quella di essere in ascolto di leggende e miti all’interno di una piccola stanza dal soffitto basso, buia e fredda con una tempesta di neve fuori e le luci ad olio del villaggio appena visibili attraverso la finestra. Nota di merito per la splendida copertina che rende bene l’idea di tempi duri, freddi e cupi.

4 . Cosmic Church – Täyttymys (Kuunpalvelus)

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L’underground è cosparso di buoni dischi, ma in alcuni casi parliamo di vere e proprie gemme. E’ il caso di “Täyttymys” della one man band finlandese Cosmic Church, che ha purtroppo cessato la propria attività dopo l’uscita di questa ultima fatica; un disco intenso, black metal alla vecchia maniera, più nell’attitudine che dal punto di vista prettamente musicale, dove un tappeto quasi gotico di tastiere sostiene stupende  atmosfere maligne, al limite con la psichedelia caratteristica quest’ultima  non rara nei dischi provenienti dalla Finlandia. Un prodotto semplice, con una produzione basilare, ma veramente sentito e ricco di spunti interessanti.  

5 . Ultha – The Inexitricable Wandering  (Century Media)

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Il terzo album dei tedeschi è un gioellino dalle mille sfaccettature: black metal sì, ma anche tracce di sludge/doom e post-hardcore; non mancano alcuni tra i migliori riff dell’anno e troverete anche un lugubre brano ambient con un ottimo ed evocativo lavoro di synth. Un disco a tutti gli effetti post e a tutti gli effetti bellissimo. 

6 . Essenz – Manes Impetus (Amor Fati)

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tedeschi sono giunti al terzo disco e il loro black metal intriso di doom continua ad essere interessante. Riti occulti e voce sepolcrale ci conducono all’interno di un lavoro dall’atmosfera soffocante. Alcune parti veloci creano dei momenti al limite del drone con riff ripetuti ossessivamente per schiacciare l’ascoltatore. Uno dei migliori black metal in circolazione.

7 . VCID – Jettatura (Les Acteurs De l’Ombre)

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Ogni tanto un bel disco di black metal senza orpelli ci vuole. Black ‘n’ roll grezzo come è giusto che sia e ben interpretato.  Sei brani per poco più di mezz’ora di musica con chitarre affilate che non sbagliano un colpo. Amanti di Taake e Carpathian Forest, fatevi avanti.

8 . Valkyrja – Throne Ablaze (World Terror Committee)

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Black metal svedese in tutto il suo splendore: pioggia di riff avvincenti, tumpa tumpa per un costante headbanging, qualche maligno rallentamento per evocare la giusta atmosfera, raccogliere le energie e ripartire ancora più tirati di prima. Ottimo disco. I Valkyrja non inventano nulla, ma portano avanti una tradizione e qualcuno lo deve pur fare.

 9 .  One Tail, One Head – Worlds Open, Worlds Collide (Terratur Possessions)

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Sarò un vecchio romantico, ma quando sento parlare di black metal norvegese un fremito mi assale e la curiosità si accende. Così è stato per i One Tail, One Head che ebbi la fortuna di vedere live qualche anno fa. Malgrado la produzione discografica molto ridotta (gusto un paio di demo e di EP), la band ha saputo creare un certo hype attorno a sè grazie soprattutto a ottimi concerti. Così a dodici anni dalla fondazione del gruppo è uscito il primo full lenght “Worlds Open, Worlds Collide“, un disco di crudo black metal vecchia scuola, marcio nelle parti cadenzate e sguaiato nelle parti più tirate, con voce che passa da grida belluine a ululati non lasciando nessuno spazio per la melodia. Siamo di fronte alla colonna sonora per la battuta di caccia di un branco di lupi. Nella sorpresa generale, è arrivata pochi giorni fa la notizia che la band si è ritira dalle scene proprio nell’anno di pubblicazione del tanto atteso primo album.

10 .  Svartidaudi – Revelations Of The Red Sword (Van Records)

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C’era parecchia attesa per il secondo album di una delle band di punta della scena islandese e “Revelations Of The Red Sword” soddisfa le aspettative dei black metallari di tutto il mondo. Un disco pesante, contorto, dissonante, con una struttura dei brani articolata. Se vi piacciono le trame complesse dei Deathspell Omega, gradirete anche questo disco. Se invece vi piace fare headbanging su riff semplici e dritti o siete amanti delle melodie, passate oltre.

11 .  Mesarthim – The Density Parameter (Avantgarde)

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Il prolifico duo australiano ha pubblicato quest’anno il terzo album ed un EP in formato digitale intitolato “Coma Wall“. Se la band era partita con un black metal atmosferico (o cosmic black metal) arricchito dall’uso di synth, ora il confine con la synthwave vera e propria si è fatto sempre più sottile. La componente elettronica domina, non solo per le parti di synth, ma anche le ritmiche di drum machine si mantegono per lo più su tempi cadenzati e le chitarre sono relegate in secondo piano. Raramente i bpm salgono in alto, mentre rimane inalterata la voce con gelide urla strazianti. La sensazione finale è quella di essere immersi in un viaggio lento, continuo, ma sostanzialmente infinito. Le missioni umane nello spazio non sono ancora realtà, ma esiste già la colonna sonora con cui le accompagneremo.

12 . Dodsferd – Diseased Remnants Of A Dying World (Transcending Obscurity)

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I greci sono arrivati al decimo album e hanno affinato il loro black metal, rendendolo personale e riconoscibile tra i tanti. Lunghi brani che permettono cambi di atmosfera con intriganti assoli e arpeggi sinistri, alternati a cavalcate arrembanti. Un disco di cui è difficile stufarsi, perché appena un riff o un passaggio sembra aver finito il suo compito ecco che la band riparte con qualcosa di nuovo e si va avanti in un percorso in cui i nostri sono bravi a tenere sempre alta la tensione.

13 . Watain – Trident Wolf Eclipse (Century Media)

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Il 2018 è iniziato bene con l’uscita del sesto album degli svedesi. Dopo il fiacco “Wild Hunt” del 2013, la band di Erik Danielsson assesta un bel colpo con “Trident Wolf Eclipse” disco più ispirato e più tirato del predecessore. Non ci sono novità stilistiche: swedish black metal nella sua essenza; non siamo ai livelli di “Lawless Darkness“, ma il disco scorre che è una meraviglia grazie anche ad una produzione cristallina.

14 . Wiegedood – De Doden Hebben Het Goed III (Century Media)

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Tre dischi in quattro anni oltre ad una serie pressochè infinita di live rendono l’idea di quanta energia questi tre fiamminghi abbiano messo nel loro progetto. Il capitolo che chiude la trilogia è il primo per un’etichetta importante come Century Media e paga forse un po’ di stanchezza nell’ispirazione. Il loro black metal rimane sostanzialmente invariato: ossessivo e claustrofobico; le intuizioni delle chitarre sono quasi sempre azzeccate e il suono generale appare un po’ meno raw rispetto al passato.

15 . Zeal & Ardor – Strange Fruit (MVKA)

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Basterebbe la canzone “Don’t You Dare” per rimanere soddisfatti di questo disco. Probabilmente il livello di contaminazione che qui si raggiunge farà storcere il naso a gran parte dei black metallari (se invece amate il black metal contaminato qui troverete musica che fa per voi), ma dopo tanti anni di ascolti credo che valga la pena dare una chance a questo progetto che ha base a New York e i natali in Svizzera. Tutte le sfumature della musica nera (spiritual, gospel, blues, soul) si mescolano a passaggi tipicamente black metal in un’unione che definirei blasfema, ma il cui risultato finale è molto interessante. Alle vostre orecchie il giudizio finale.

16 . Arkhtinn – 最初の災害  (Amor Fati Productions)

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Altro collettivo misterioso è il Prava Kollektiv, composto da musicisti di origine geografica non nota che condividono alcuni progetti musicali tra cui appunto gli Arkhtinn. Le band in questione suonano black metal atmosferico con un’importante componente ambient e con le ormai ben note derive cosmiche. Stilisticamente siamo dalle parti dei Darkspace, voci filtrate e straziate che rimangono in lontanza mentre ci assale un muro di chitarre ben supportato da un tappeto di tastiere ed una drum machine a ritmi da rave party. Se l’uso dei synth di band come i Mesarthim vi sembra eccessivo, provate con loro che sono più vicini all’industrial che alla synthwave. 

17 . Selvans – Faunalia (Avantgarde)

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Gli abruzzesi sono una delle tante belle realtà del black metal nostrano. All’interno della loro musica troverete folklore locale attraverso il dialetto, strumenti tipici e le leggende di quelle terre ma anche brani in latino o ispirati alle opere di D’Annunzio. Un album ambizioso e ricco di sfumature incentrato sulla figura mitologica di Fauno,  divinità “agricola” della mitologia romana. [ne parliamo anche nei 20 dischi italiani del 2018]

18 . Windfaerer – Alma  (Avantgarde)

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Non sono un grande fan del folk black metal, ma ascoltando questo disco è impossibile stare fermi con la testa e non godere delle atmosfere epiche che questi giovani musicisti americani creano. Pur a velocità elevate i nostri non perdono mai il controllo e mostrano padronanza dei propri mezzi snocciolando riff su riff e melodie avvincenti.

19 . Ascension – Under Ether (World Terror Committee)

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Un bel pugno in faccia arriva da questi giovanotti tedeschi che suonano un black metal imbastardito dal death soprattutto per quel che riguarda la scelta dei suoni e il lavoro delle chitarre. Solidi, ma aperti a sprazzi di sperimentazione, una sorta di incrocio tra la furia iconoclasta dei Watain più sparati e le strutture complesse dei Deathspell Omega.

20 . Djevel – Blant Svarte Graner (Aftermath Music)

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I Djevel sono una sorta di supergruppo della scena black norvegese in cui spicca la presenza di Faust alla batteria, famoso per i suoi trascorsi negli Emperor e nelle patrie galere. Il loro è un classico true norwegian black metal che non lascia spazio a sperimentazioni di sorta; un sound ormai classico di cui non credo mi stuferò mai.

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