I 25 migliori dischi STONER / HEAVY PSYCH del 2020
Il 2020 non è stata una annata entusiasmante per il cosidetto stoner rock: il pubblico ha praticamente disertato ogni uscita, distratto da dischi più massicci di area black metal, doom, sludge, post-metal. E’ una tendenza che si avverte da alcuni anni e lo conferma l’annuale festival Roadburn, nato come raduno stoner rock e ormai più vicino ai generi estremi sopracitati che al caro vecchio “desert rock”. Meglio: si sta molto più larghi e non bisogna andare a spulciare decine di dischi tutti uguali alla ricerca di qualcosa di bello.
Nel 2020 tante vecchie glorie hanno pubblicato buoni lavori ma anche tante nuove leve hanno saputo farsi notare. Gli appassionati, quelli che seguono il genere nella sua versione più pura, ricca di fuzz e povera di metal, hanno avuto di che divertirsi. La lista è a caso, non c’è un ordine (nè di qualità, nè alfabetico): godetevela come un bel trip. In lista mancano dischi puramente space rock (es Mienakunaru, Yuri Gagarin…) o retro rock (es Acid Moon And The Pregnant Sun): qui dentro troverete riff hard rock, psichedelia e sabbia del deserto.
CAUSA SUI – SZABODELICO (EL PARAISO)
Gabor Szabo era un chitarrista ungherese che nei suoi lavori mescolava jazz, pop, psichedelia e musica tradizionale del suo paese. “Szabodelico” è un omaggio all’influenza che ha esercitato nella band danese, qui al sesto disco in studio. L’album è quindi un bel trip dai sapori diciamo “esotici” ma suonati sempre con quel piglio gentile tipico dei Causa Sui. All’interno oltre a citazioni “Szabiane” anche titoli a noi famigliari come “Rosso Di Sera Bel Tempo Si Spera” e “Sole Elettrico”.
SAMSARA BLUES EXPERIMENT – END OF FOREVER (ELECTRIC MAGIC RECORDS)
Suggellato da uno splendido artwork ad opera di Jessica Rassi (già al lavoro con Acid Mother’s Temple, Colour Haze, Cambrian, Vanessa Van Basten e tanti altri) “End Of Forever” è il disco di addio dei tedeschi Samsara Blues Experiment, uno dei tanti effetti nefasti causati dal lockdown. E c’è da esserne tristi perchè la band ha una discografia pressoché perfetta formata da cinque ottimi dischi. Se amate la heavy psichedelia settantiana (Pink Floyd + Black Sabbath e tutto quello che può esserci a metà tra le due band) questo disco è un ascolto obbligatorio.
LOWRIDER – REFRACTIONS (BLUE FUNERAL RECORDINGS)
A 20 anni da “Ode To Io”, uno dei più leggendari album stoner rock, i Lowrider si rifanno vivi con un disco che riprende il discorso interrotto. E sebbene alcuni brani siano poco più che delle jam sessions, quando la band azzecca il riff, il suono o la melodia scattano le lacrime e ci si chiede dove fosse congelata in tutti questi anni.
ANCIENT RIVER – AFTER THE DAWN (LITTLE CLOUDS RECORDS)
Prendete i Pink Floyd ed inzaccherateli con secchiate di Spacemen3, Spiritualized, Mercury Rev, My Bloody Valentine, uno sputo di Neil Young e una spruzzata di Sleep. Gli Ancient River, sebbene nelle intenzioni sembrino la band meno originale del mondo, hanno realizzato uno dei dischi più godibili del genere. La maestria con cui dosano ogni ingrediente non è fine a se stessa ma funzionale allo sviluppo del disco e mostra l’abilità da valido artigiano del chitarrista James Barreto.
HORIZON – THE WHITE PLANET PATROL (CURSED TONGUE)
Esistono più di quaranta band che si chiamano Horizon e 30 suonano stoner rock. Questi vengono da Alicante, Spagna, sono in trio e con il terzo album “The White Planet Patrol” vi porteranno ai bei tempi del desert-rock-fuzzoso di fine anni 90 inizio 2000 quando Beaver, Dozer, 7Zuma7 dettavano legge nell’immediato post-Kyuss. Ottimo timbro chitarroso, bella voce, sezione ritmica piuttosto scarna ma efficace: l’essenziale per farci divertire c’è.
YAWNING MAN – LIVE AT GIANT ROCK
Esiste una categoria di persone cresciuta con due grossi miti: i generator party nel deserto e il live a Pompei dei Pink Floyd. Il festival DunaJam è l’esempio più noto di come si possa sviluppare il mito in idea concreta. “Live At Giant Rock” è un altro, splendido, esempio. Yawning Man sono LA band desert rock per eccellenza che solo nel 2005, dopo 20 anni dalla formazione e aver segnato la strada ai Kyuss, arrivò al traguardo del primo disco “Rock Formations”, raffigurante in copertine le iconiche pietre giganti del deserto Mojave. “Live At Giant Rock” è un DVD (e relativa colonna sonora) registrato proprio tra quelle pietre e non può mancare nella cineteca di ogni amante del genere, da gustare sognando di essere nel deserto godendosi un bel trip.
FUZZ – III (IN THE RED)
Il gruppo heavy psych di Ty Segall non fa prigionieri! Questo terzo capitolo dei Fuzz è un massiccio rifferama di distorsioni acide che suona come i Blue Cheer più energici. Se amate formazioni revivalistiche sullo stile di Witch e Uncle Acid And The Deadbeats e il retro rock più garage/blues non potete perderlo!
PIGS PIGS PIGS PIGS PIGS PIGS PIGS – VISCERALS (ROCKET RECORDINGS)
Mettete insieme batterista post-rockers, bassista e chitarrista noisers, chitarrista doom e cantante che è una via di mezzo fra Henry Rollins e quello dei Viagra Boys: ecco i Pigs x7 da Newcastle Upon Tyne, la città più noise d’Europa. Il risultato è una delle band più bislacche attualmente in attività e, conseguentemente, una delle più originali. “Viscerals” è il terzo album (esclusi mini e split) ed è consigliato a chi adora la parte alternative/noise della psichedelia (vi dicono niente i Jane’s Addiction?), i riffoni lenti e un po’ di arroganza inglese. Uno dei dischi più completi di questo 2020 adatto per sua natura sia agli indie rocker che ai metallari.
MOTORPSYCHO – THE ALL IS ONE (STICKMAN)
Inserire i Motorpsycho in una lista del meglio dello stoner / heavy psych è probabilmente pleonastico: superata la ventesima uscita in 30 anni non devono certo dimostrare più niente. Basta leggere “è uscito” e fiondarsi nel negozio di dischi sulla fiducia. Occorre dire che ultimamente la band aveva spostato l’asse sonoro su materiale imprevedibile, sebbene il marchio di fabbrica fosse sempre ben in evidenza. “The All Is One” è invece un disco alla Motorpsycho con canzoni ariose, assolazzi e la consueta ritmica particolare. Tutto normale? No. All’interno c’è letteralmente un altro disco e parte più o meno a metà: è una suite intitolata “N.O.X. ∞” dove nel suo lungo sviluppo succede praticamente di tutto e dura circa 40 minuti. Potevano pubblicarla a parte? Forse, ma non sarebbero i Motorpsycho, i veri padrini di tutti quei folli chiamati King Gizzard And The Lizard Wizard, Osees ed epigoni vari. Il valore dei maestri va sempre ricordato.
REZN – CHAOTIC DIVINE (OFF THE RECORD)
Ho sempre adorato il termine “Cosmic Doom”, penso sia uno delle terminologie più d’effetto che siano mai state coniate. Rezn mi hanno incuriosito proprio perchè definiti a questo modo. Che significa? Banalmente potremmo riassumerlo come psichedelia suonata alla Black Sabbath. Riff pachidermici, voce salmodiante ed effetti stranianti di tastiere, synth e sax rendono “Chaotic Divine” un disco non di questa terra, come se fosse generato da qualche creatura dello spazio. “Chaotic Divine” prende il meglio di Yob, Pallbearer ed Elder e lo lancia nella stratosfera con un sound unico, sebbene decisamente più leggero dei nomi citati (e non è necessariamente un male). Provatelo e non tornerete più indietro.
ELEPHANT TREE – HABITS (HOLY ROAR)
I Londinesi Elephant Tree non sono certo l’hype fatto a band. I primi due dischi usciti per Magnetic Eye non hanno fatto gridare al miracolo e anche questo disco non è stato accolto con il tappeto rosso. Male, perchè “Habits” mostra una band in crescita e anche un miglioramento della proposta. Certo, manca ancora un po’ di personalità ma, se continueranno su questa strada, a furia di scremare troveranno anche quella. Il sound pesca a piene mani dall’heavy rock alla Torche; quindi riff grassi e voce melodica ma non mancano disgressioni nel post-rock, nella psichedelia, nei soliti Pink Floyd e nell’alternative. “Habits” è suonato con il cuore e con passione, senza velleità da top10 e senza pose: ha bisogno del suo tempo per maturare ma sarà ben ripagato.
BIG SCENIC NOWHERE – VISION BEYOND HORIZON (HEAVY PSYCH SOUNDS)
L’anno scorso Josh Homme ha pubblicato due nuovi capitoli delle famose Desert Sessions, nate come jam fra musicisti della scena desert rock e ospiti prestigiosi. Peccato che in quelle nuove session ci fossero solo ospiti prestigiosi, dimenticandosi dei suoi vecchi compari rimasti nell’underground. Big Scenic Nowhere ne è la risposta organizzata da Bob Balch dei Fu Manchu e Gary Arce dei Yawning Man. Ad affiancarli un cast stellare composto da Tony Reed (Mos Generator), Nick Oliveri (Mondo Generator), Per Wiberg (Spiritual Beggars), Mario Lalli (Fatso Jetson, Yawning Man), Lisa Alley e Ian Graham (The Well), Alain Johannes (Them Crooked Vultures, Eleven), Thomas Jager (Monolord). Il menu proposto è molto vario e sebbene sia palese la natura di jam heavy-psych spunta qualche ballata e qualche brano punk. Un disco per gli adoratori di questa scena che aggiunge un valido capitolo alla sua storia.
ENIGMA EXPERIENCE – QUESTION MARK (FUZZORAMA)
Niklas Källgren (aka Mr Dango) era il chitarrista dei Truckfighters. Con la sua vecchia band è riuscito a farsi apprezzare in tutto il mondo, diventando uno dei punti di riferimento del genere tra il 2005 e il 2015. Il nuovo progetto Enigma Experience non stravolge di molto le carte in tavola ma mostra un maggiore focus su due grandi amori dell’adolescenza: Soundgarden e Alice In Chains, band che per quasi tutti coloro che suonano questo genere sono dei guru. “Question Mark” (o semplicemente “?”) è un bel mix di voce grintosa cornelliana e il suono super fuzz stoner di Dango. Brani lunghi (il disco si apre con i quasi 11 minuti dell’epica “Realityline”) che sazieranno sia i fan del desert rock che quello del grunge più heavy.
HEY COLOSSUS – DANCES / CURSES (WRONG SPEED)
Hey Colossus sono dei Londinesi super prolifici : negli ultimi 15 anni hanno pubblicato una ventina di dischi (se si contano anche i singoli anche di più) di stravagante noise sludge. “Dances / Curses” è invece un ricco disco che pesca dallo stoner più rock (stile QOTSA), dall’alternative e dalla psichedelia. All’intero un pugno di ottime canzoni che vi rimarrano in testa nel giro di pochi ascolti suonate con la volontà di far divertire l’ascoltatore e con il consueto gusto guascone del pop britannico.
OSEES – PROTEAN THREAT / METAMORPHOSED / PANTHER ROTATE
Osees è l’ennesima variazione del nome Thee Oh Sees indicante una delle più prolifiche e strane band attualmente in circolazione, secondi solo ai King Gizzard come imprevedibilità e quantità di dischi sfornati all’anno. Nel 2020 hanno pubblicato tre dischi: “Protein Threat”, “Metamorphosed” e “Panther Rotate” a cui vanno aggiunti i live “Levitation Sessions” e “Live At Big Sur”. Fra i tre dischi “Metamorphosed” è quello più heavy psych, con tre brani di circa due minuti, uno da quindici e uno da ventidue, “Protein Threat” quello più variegato e “Panther Rotate” quello più sperimentale. Di tre ne potevano fare uno? Forse, ma dove starebbe il bello? Armatevi di pazienza e divertitevi con loro.
PSYCHLONA – VENUS SKYTRIP (CURSED TONGUE RECORDS)
Che bravi questi inglesi di Bradford, Yorkshire! Il loro secondo disco “Venus Skytrip” è uno splendido gioiellino di pura heavy psichedelia! Acido che cola dalle chitarre sporche di fuzz, voce persa nei riverberi, riffoni, energia e indolenza post-bong: Psychlona sanno come far contenti gli amanti del genere. Fu Manchu, Sleep, Lowrider, Dozer, Electric Wizard, Kyuss, Monster Magnet vengono in mente a più riprese e sebbene non siano le influenze più originali del mondo mostrano le nobili intenzioni della band. Il quartetto è bravo sia nei momenti più heavy, sia quelli più space ed è ancora meglio quando mescola entrambi gli elementi. Non snobbateli!
KING GIZZARD AND THE LIZARD WIZARD – K.G. (FLIGHTLESS)
“K.G” è il sedicesimo disco dei King Gizzard And The Lizard Wizard in otto anni di attività. E sapete una cosa? Non hanno mai fatto un disco brutto. Come ci suggerisce il sottotitolo “Explorations Into Microtonal Tuning, Volume 2”, “K.G.” è il seguito di “Microtonal Banana”, uno dei cinque album pubblicati nel 2017. Il disco mostra evidenti influenze mediorientali ma non disdegna cavalcate psych, riffoni hard e ballate pop. Insomma il solito minestrone gustosissimo a base di lucertolona australiana. King Gizzard sono i nuovi Motorpsycho, ancora più liberi di fare quello che vogliono grazie alla libertà offerta dalla odierna distribuzione digitale. Tra l’altro per promuovere il disco hanno reso disponibili le tracce audio separate del singolo “Automation” così che chiunque possa remixarlo a proprio piacimento.
KARKARA – NOWHERE LAND (STOLEN BODY)
Karkara è un power-trio proveniente da Toulouse, Francia, e “Nowhere Land” è il loro secondo disco. Quello che suonano è un valido mix di riff heavy rock mescolati a psichedelia che richiama i sapori desertici del Maghreb e del Medio Oriente. L’uso di synth e del didgeridoo aiuta l’ascoltatore a perdersi in una terra misteriosa, sabbiosa e ricca di suggestioni mistiche. Tutto il disco mantiene un tiro piuttosto “hard-garage” senza perdersi in velleità introspettive mentre il chitarrista Karim gigioneggia con le scale come un Dick Dale del Tuareg. Copertina meravigliosa.
SLIFT – UMMON (VICIOUS CIRCLE)
A Febbraio il canale youtube di KEXP pubblica un video registrato a La Chapelle by le Studio in Rennes con protagonisti tre francesci con la faccia furbetta. Magari siete tra i sostenitori del “no-streaming” ma questo concerto (che potete vedere qui sopra) ha lanciato le quotazioni degli Slift in orbita. E KEXP, come al solito, ci ha visto lungo: “Ummon” è uno dei dischi heavy psych più energici usciti nel 2020. Assoloni lanciati nello spazio e tanta energia: serve altro?
SLEEPWULF – SLEEPWULF (CURSED TONGUE)
Black Sabbath, Pentagram, Blue Oyster Cult, Jethro Tull: se adorate questi suoni fate vostro l’esordio degli Svedesi Sleepwulf. Poco originali? Forse, ma non è questa la sede per parlare di originalità. Diciamo solo che se vi mancano i primi Witchcraft (e a chi non mancano??) e l’ultimo dei Kadavar vi ha deluso (e ci può stare) questo è l’acquisto da fare per voi retro-rockers con la zampa d’elefante.
KANAAN – DOUBLE SUN (EL PARAISO)
L’immaginario visuale creato da Jakob Skøtt (batterista dei Causa Sui e co-pilota della El Paraiso) per la copertina si sposa perfettamente con la musica dei norvegesi Kanaan: vengono in mente gli anni 70, soprattutto quelli dei libri di astronomia. I colori caldi ci immergono in qualche deserto psichedelico e un tunnel trippoloso di chissà che pianeta. E il suono del trio è esattamente quello: desert rock psichedelico suonato nello spazio. Assoloni infiniti (Allan Holdsworth rimane il riferimento numero uno), suoni che accendono e spengono neuroni a caso e un andamento heavy rock sempre costante. Se amate le produzioni della label e lo stoner lisergico nato da jam session è un ascolto obbligatorio. Se però odiate gli assoli lasciate stare.
KRYPTOGRAF – KRYPTOGRAF (APOLLON)
Kryptograf sono quattro lungocriniti provenienti da Bergen, Norvegia ma potrebbero essere stati scongelati da qualche paesino inglese negli anni 70. Questo esordio è puro retro-hard-rock-proto-doom di scuola Black Sabbath / Pentagram suonato con lo spirito di band revivalistiche come Witchcraft e Uncle Acid. Se volete fare un regalo a qualche anziano rocker ditegli che avete scoperto una band sconosciuta degli anni 70 e vedete come reagisce. Poi però il vinile tenetelo voi.
FRANKIE AND THE WITCH FINGERS – MONSTERS EATING PEOPLE EATING MONSTERS (GREENWAY RECORDS)
Il nuovo album di Frankie And The Witch Fingers è un altro tassello fondamentale del 2020 garage-heavy-psych assieme ai dischi di Fuzz, Osees e King Gizzard. Non troppo prolifici (sei lavori in sette anni sono poca cosa rispetto ai maestri) hanno quindi il merito di proporre un sound più a fuoco, sebbene schizzato e strampalato. Acidi buoni e acidi cattivi convivono allegramente in un disco dai mille colori e dai mille gusti. Per freakettoni impenitenti.
THE ATOMIC BITCHWAX – SCORPIO (TEE PEE)
Ero molto affezionato all’ultima formazione degli Atomic Bitchwax composta dal fondatore Chris Kosnik (basso), Bob Pantella (batteria) e Finn Ryan. Insieme hanno registrato una manciata di ottimi dischi ma, soprattutto, erano una bomba vedere dal vivo. Al posto di Finn ora troviamo Garrett Sweeny, proveniente dai Monster Magnet, e devo ammettere che nutrivo parecchie perplessità. Sbagliavo. La band, sapendo di non poter replicare l’alchimia prog-stoner degli ultimi anni ha fatto un passo indietro tornando in parte alle sonorità degli retro-hard rock degli esordi. Non a caso è stata ripescata “Hope You Die” contenuta anche nell’esordio omonimo del 1999. Dopo vent’anni TAB continuano a rockeggiare e a farci divertire.
ALL THEM WITCHES – NOTHING AS THE IDEAL (NEW WEST RECORDS)
All Them Witches stanno giocando ad un campionato tutto loro. A cavallo fra suoni folk-blues ed epici riff heavy la band confeziona il suo album più ambizioso con brani variegati e ricchi, a tratti barocchi (qualcuno ha citato i Tool, e non è tanto una bestemmia), a tratti introspettivi e viaggiosi. L’album è stato registrato ai leggendari Abbey Road Studios e infatti suona spaventosamente bene. Potreste rimanerne delusi come affascinati. E’ messo per ultimo in lista proprio per questo: affrontatelo con pazienza e voglia.