Sub Pop Records 1981 – 1989: 10 dischi fondamentali per conoscere il Seattle Sound

Sub Pop è una delle etichette più importanti del rock alternativo americano, se non la più importante in assoluto. Una delle etichette indipendenti più longeve, pur avendo avuto dei momenti di crisi economica molto grossi, ha saputo negli anni reinventarsi e dare al proprio pubblico il meglio. Partita come fanzine fondata da Bruce Pavitt, in cui ogni tanto veniva allegata una cassetta con i nomi più stravaganti del sottosuolo americano, dopo qualche anno divenne una colonna nel quotidiano di Seattle The Rocket. Kim Thayil dei Soundgarden presentò Jonathan Poneman a Pavitt e i due fondarono ufficialmente l’etichetta. Il resto è storia che è stata scritta decine di volte in libri, riviste e interviste. In questo articolo vogliamo focalizzarci sui dischi piuttosto che sulla sbilenca abilità manageriale del duo.

La lista degli album si ferma a quelli pubblicati nel 1989 perchè successivamente la label, grazie al successo e a vari accordi distributivi, espanse il suo ruolo di talent scout in tutti gli Stati Uniti e iniziò a mutare il proprio prodotto. E, soprattutto, i primi nomi (quelli di questa lista) si sciolsero o andarono verso altri lidi. Ma ci torneremo in un secondo momento. Sono ovviamente esclusi i singoli (spesso inglobati nelle ristampe in CD successive), ma sono compresi gli EP. Non abbiamo inserito le compilation (Sub Pop 100, Sub Pop 200, ecc) perchè pur fondamentali spesso bloccano la curiosità dell’ascolto di band apparentemente meno interessanti che necessitano del full length per esprimersi al meglio.

 

 

Green River – Dry As A Bone (1987)

Ultra-loose GRUNGE that destroyed the morals of a generation”. Basterebbe questo sottotitolo che usava la label per promuovere l’album e descriverne il contenuto. Grunge ovviamente era una parola inventata sul momento, ma che in realtà, in musica, veniva usato per descrivere band punk Australiane. La storia dei Green River ve l’abbiamo descritta in questo articolo ma il valore musicale va di pari passi a quello storico: gli Stooges che jammano con il glam rock, l’hair metal e il punk è una formula musicale inedita che qua funziona alla perfezione. A corredo lo scatto di copertina di Charles Peterson e la registrazione di Jack Endino, nomi che torneranno in quasi tutte le produzioni Sub Pop del periodo. Più che fondamentale.

 

Soundgarden – Screaming Life (1987)

E’ difficile riconoscere i Soundgarden di Screaming Life come gli stessi di Black Hole Sun. Qui la band è un delizioso e grezzo mix di post punk, metal, noise con un Chris Cornell che sta cercando ancora di scoprire la propria voce. Addirittura si lascia andare a registri rabbiosi (ascoltate “Entering“) che da Ultramega Ok in poi non ascolteremo più. Per molti frequentatori della prima scena questi Soundgarden erano una band più genuina, più “hardcore” nei fatti e meno “metal” nelle pose.

 

The Fluid – Clear Black Paper (1988)

 

I Fluid sono una band conosciuta esclusivamente per aver diviso un singolo nel 1991 con i Nirvana. Singolo neanche granchè pregiato perchè contiene due brani dal vivo e nessun inedito. La band fu la prima non di Seattle (erano di Denver) ad essere messa sotto contratto da Sub Pop. Clear Black Paper è un bel disco alternative rock non eccessivamente roccioso ma che avrebbe sicuramente meritato di più. Dopo questo hanno registrato altri due dischi (Roadmouth, sempre su Sub Pop, e Purplemetalflakemusic su Hollywood). Nel 1994 si sono sciolti per riunirsi nel 2008 per il ventesimo anniversario della Sub Pop.

 

Mudhoney – Superfuzz Bigmuff (+ Early Singles) 1988

I Mudhoney nascono nell’immediato post Green River e nel loro naturale proseguimento di carriera all’interno della label di Seattle divennero la band su cui Poneman e Pavitt costruirono il loro hype. Sia molto chiara la distinzione: i due furono geniali nel mettere sotto i riflettori la label e non la band (cosa che in un certo senso funziona ancora adesso visto l’articolo che state leggendo), cosa più unica che rara. I Mudhoney però furono dannatamente bravi a dare alla Sub Pop ottima musica – diciamo che il gioco non gli sarebbe riuscito con i The Fluid –  fin da subito: il primo singolo Touch Me I’m Sick è uno dei migliori esordi possibili. Ma anche il primo EP Superfuzz Bigmuff non è da meno: chitarre distorte, ritmiche a volte indolenti a volte rabbiose, testi cinici formano la base su cui verrà costruito tutto l’alternative rock del decennio successivo. Se volete saperne di più abbiamo pronto per voi questo articolo sul periodo Sub Pop della band di Mark Arm e Steve Turner.

 

Blood Circus – Primal Rock Therapy (1988)

Blood Circus è una delle band grunge meno considerate, eppure con il loro primo singolo “Two Way Street / Six Foot Under” avevano dimostrato come superare ed inspessire il tipico sound Green River. Brani anthemici, riff pesanti, suoni oscuri e rumore. Probabilmente troppo avanti per il periodo si sciolsero dopo la pubblicazione di “Primal Rock Therapy” fondamentalmente per il disinteresse attorno a loro.

 

Nirvana – Bleach (1989)

Primo disco “lungo” pubblicato dalla Sub Pop. Ai tempi c’era parecchia perplessità che i Nirvana potessero concludere alcunchè. Sponsorizzata da Dale Crover dei Melvins (che in questo disco suona 3 brani) la band di Kurdt Kobain (come si era accreditato) si muoveva ai margini della scena locale essendo originaria della vicina Aberdeen. Dopo un 7″ per il Singles Club (altra geniale mossa di marketing firmata Poneman / Pavitt) il trio esordì con “Bleach”, a tutt’oggi il disco più venduto della label. Facile commentarlo ora ma ai tempi l’originale mix fra riff heavy alla Black Sabbath e pop alla Beatles lasciò molti senza fiato. E, incredibilmente, più invecchia più migliora.

 

The Walkabouts – Cataract (1989)

La prima band “non grunge” ad essere messa sotto contratto sono i The Walkabouts, provenienti da Seattle ma dediti ad un sound folk / americano. Neil Young, Townes Van Zandt, Scott Walker, il country, il blues, sono tutti nomi citati nei loro lavori. Incredibilmente i Walkabouts raggiunsero un pelo di notorietà in Europa, grazie al lavoro promozionale della Glitterhouse, ovvero colei che produceva le versioni europee dei dischi Sub Pop. Se non li avete mai ascoltati fatelo immediatamente perchè la loro discografia è ricca di piccoli grandi gemme (New West Motel, Devil’s Road, Nighttown, Train Leaves At Eight) .

 

 

Tad – God’s Ball (1989)

Per molti versi il gruppo simbolo del grunge primordiale: ignorante ma intelligentemente cinico, potente ma non macho, rumoroso ma non troppo sperimentale. A livello iconografico poi il frontman Tad Doyle faceva il suo per sembrare uno zotico boscaiolo. Tad raccolgono le sonorità di band “noise” come Big Black e Scratch Acid e certo rock industrial che girava in quegli anni. Ai tempi si portavano dietro i Nirvana come opening act dei loro concerti. Tad Doyle attualmente registra band “doom metal” e suona nei Brothers Of The Sonic Cloth.

 

Cat Butt – Journey To The Center Of (1989)

Cat Butt è una band che ha avuto praticamente nessuna rilevanza nella storia del rock se non prestare i propri membri al servizio di band come U-Men, Dwarves, Supersuckers, Gas Huffer ovvero il meglio del punk rock scorretto del Nord Ovest Americano. Nel 1987 parteciparono alla compilation Sub Pop 200 e qualche tempo dopo pubblicarono il 7″ 64 Funny Cars. L’unico loro disco, questo Journey To The Center Of, è un rumoroso viaggio nel mondo dei Cramps con volgarità assortite e parecchia demenza. Se amate “certo” punk procuratevelo.

 

Swallow – Swallow (1989)

Gli Swallow come Blood Circus, Cat Butt e The Fluid sono una band che viene ricordata solo dai super amanti delle prime compilation Sub Pop (Sub Pop 200, Fuck Me I’m Rich, Sub Pop Rock City) ma che difficilmente diventano un “must-have”. L’esordio degli Swallow, in realtà, non è neanche male. Molto Mudhoney nelle melodie, parecchio rock nella musica e in generale la band ha un bel tiro per tutto il disco. Ma chi erano? Semplicemente amici di Pavitt che in quegli anni gravitavano nel giro delle band underground locali. Gli Swallow durarono ancora il tempo di un album per poi sciogliersi dopo svariati problemi.

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