I 20 migliori dischi NOISE ROCK del 2018

Non è facile crederlo ma nel 2018 il noise rock è vivo più che mai! Dopo il fiume in piena degli anni 90 con decine e decine di band che spuntavano da ogni dove, negli anni 2000 il genere ha mutato velocemente forma nascondendosi tra le pieghe del punk, della psichedelia, dell’alternative rock, dello stoner. Solo nell’ultimo paio di anni il noise rock a ripreso quelle caratteristiche che sembrava aver perso e, pur rimanendo una nicchia della nicchia underground, ha ripreso ad avere un circuito di band sempre più interessante e vitale. Ma cosa si intende con il termine “noise rock”? Certamente band che costruiscono il loro sound sulle chitarre, meglio se torturate rumorosamente, con un cantato arrogante al confine col punk primitivo (Stooges, per esempio) e una sezione ritmica graffiante oltre che essere impegnata a sostenere il groove. Ma, ovviamente, non è solo questo. Nella nostra selezione dei migliori 20 dischi usciti nel 2018 trovate praticamente ogni sfacettatura del genere: math rock, sludge, hardcore, punk, post punk. E se gli Idles hanno fieramente abbattuto i confini del genere diventando un’attrazione popolare, le altre 19 band in lista sono ancora lì, a sgobbare in locali microscopici e sale prove puzzolenti di birra e sudore.

Sul nostro canale Spotify trovate la playlist adatta per la lettura!

1 . Viagra Boys – Sweet Worms (Year0001)

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La più eccitante rock band del 2018 viene da Stoccolma. Il cantante sembra un trapper alcolizzato che non si lava dal 2003, poi c’è un sassofonista, uno smanettatore di synth che ha il look da spacciatore di crack e il resto della band sembra uscita da una sala scommesse di periferia: eccovi i Viagra Boys! Musicalmente il loro esordio “Street Worms” suona come uno stravagante mix tra Jesus Lizard, Cows, Birthday Party, Iggy Pop, Suicide e new wave. Ballabile ma anche fastidioso. Perfetto.

2 . Idles – Joy As An Act Of Resistance (Partisan)

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Dicono che questo è il nuovo punk: attitudine, coraggio, energia e disprezzo dell’autorità agli Idles certo non mancano ma, dal punto di vista squisitamente musicale, sarebbe fargli un torto in quanto le capacità della band vanno ben oltre. Ovviamente la parte del leone la fa il cantato di Joe Talbot, sempre più nelle vesti del predicatore, ma la sua abilità è nel cogliere i nervosismi della band e trasformare suoni alieni in ritornelli irresistibili (quelli sì a volte di scuola punk). Per gli Inglesi è il disco dell’anno e noi non stiamo a guardare: godiamoceli!

3 . Daughters – You Won’t Get What You Want (Ipecac)

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Dopo otto anni di silenzio l’annuncio che i Daughters avrebbero fatto un nuovo album mi lasciò abbastanza freddo. Ricordavo la band di Rhode Island come un curioso mix noise psichedelico mescolato con il post hardcore in voga ai tempi (e infatti pubblicavano dischi tramite Hydra Head) ma pur piacendomi non li inserivo nelle fasce alte delle mie preferenze. E mi sbagliavo: non solo “You Won’t Get What You Want” è un signor disco ma ha avuto la capacità di farmi riscoprire album del passato che avevo un po’ sotto stimato. Quindi evviva le reunion se servono anche a questo! Vi piacciono i Butthole Surfers? E gli Swans? E il post hardcore? In
“You Won’t Get What You Want” c’è tutto questo e molto di più. E se non vi piace ora è molto probabile che, come mi è successo con i precedenti, vi piacerà fra 10 anni. La qualità non scade: non abbiate fretta di capire e giudicare.

4 . Bummer – Holy Terror (Learning Curves Records)

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Big Business, Torche, Metz, Whores, Pissed Jeans, Melvins, Jesus Lizard, Unsane. Non credo servano molte altre parole per descrivere il debutto dei Bummer da Olathe, Kansas . Se siete qui è perchè volete ascoltare musica di questo tipo, quindi muovetevi, procuratevi “Holy Terror” e schiacciate play.

5 . Hot Snakes – Jericho Sirens (Sub Pop)

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Annata ricca per i fan degli Hot Snakes: Sub Pop ha ristampato tutti i loro dischi e pubblicato “Jericho Sirens” che segna il ritorno discografico dopo 12 anni di silenzio. E’ sempre un piacere ascoltare questi musicisti ormai veterani della scena alternativa americana e “Jericho Sirens” conferma lo stile rumoroso e punk dei nostri: dieci brani in mezzora, diretti al sodo, senza tanti fronzoli. Una splendida riconferma.

6 . Drug Church – Cheer (Pure Noise)

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I Drug Church sono un quartetto di Albany, New York arrivati con “Cheer” al terzo disco. “Cheer” suona fondamentalmente come un disco punk rock suonato dai Pixies : alti e bassi sonori, esplosioni di suoni e molta melodia. Un disco adatto ai figli degli anni 90 ma anche ai giovani noise rockers per andare in skate. Se amate generi da ottuagenari come il punk, il post hardcore americano, l’alternative rock, il grunge date una possibilità a “Cheer”: non ve ne pentirete!

7 . Melvins – Pinkus Abortion Technician (Ipecac)

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I dischi brutti dei Melvins sono i miei preferiti. Quelli che mentre lo ascolti non sai dove andranno a parare e poi ad un tratto finiscono. “Pinkus Abortion Technician” è uno di quelli: suonato con due bassi (quello di Jeff Pinkus dei Butthole Surfers e di Steve McDonald dei Redd Kross), riempito di cover (Beatles, Butthole Surfers, James Gang) e scritto praticamente tutto da Pinkus stravolge un po’ il “solito” piatto degli ultimi dischi dei Melvins. Tanta follia in un disco che riconsegna i Melvins ai fan più hard-die.

8 . Hepa.Titus – Champagne Of Incest (Rock Is Hell)

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Hepa.Titus è il progetto solista di Kevin Rutmanis, già bassista nei Cows, Melvins e Tomahawk. Se vorreste che i Melvins tornassero al loro periodo d’oro (anni 90) dovreste dare una possibilità a “Champagne Of Incest”, un disco suonato con quel feeling. Basso distorto di Kevin in evidenza, batteria alla Crover e tanto rumore libero, sia al servizio di canzoni sia al servizio di rumore non sense.

9 . USSSY – Voyage (Go Tape)

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Per il versante prog / math del noise rock “Voyage” dei moscoviti USSSY risulta il disco più interessante del 2018. Pubblicato in digitale e in cassetta, l’album del duo è uno stravagante mix di progressive e noise, ricco di influenze di ogni tipo, anche esotiche. Adattissimo agli amanti del brutal-prog di Hella e Lightning Bolt.

10 . Gnod – Chapel Perilous (Rocket Recordings)

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Sono stato dubbioso fino all’ultimo, se inserire “Chapel Perilous” fra i migliori dischi psichedelici o in quelli noise. Alla fine ho optato per inserirlo in questa lista perchè pur essendo vero che la matrice degli Gnod è di stampo psych, l’album è suonato con piglio noise industriale. In ogni caso, se di qua o di là poco cambia: “Chapel Perilous” è l’ennesimo ottimo album per i Mancuniani (ma tra le loro fila si è inserito anche l’Italiano Mai Mai Mai) che piacciono tanto anche agli stoner rockers (non a caso è come fosse l’house band del Roadburn Festival). Un album oscuro e a suo modo violento.

11 . Arabrot – Who Do You Love (Pelagic Records)

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La Norvegia è quel luogo magico in cui un gruppo di area noise rock vince un Grammy: è successo due anni fa agli Arabrot con il precedente “The Gospel”! Arabrot che fin dagli esordi hanno preso il sound dei Melvins e l’hanno reso più “classic” innestandolo con dosi di Swans e Nick Cave (che poi tanto classic non sono, ma ci siamo capiti). Questa formula vincente funziona anche nel nono lavoro “Who Do You Love”, ispirato dalle dolorose vicende personali del leader Kjetil Nernes. Non il loro disco migliore ma in universo parallelo questo è il disco che farebbero i Melvins anziani se si prendessero sul serio.

12 . Microwaves ‎– Via Weightlessness (Three One G)

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Debutto su Three One G per i Microwaves Pittsburgh, Pennsylvania, il cui massimo della notorietà fino ad oggi era che in formazione militava Steve Moore prima di entrare negli Zombi. I Microwaves fanno parte di quella categoria di “shredders” noise in cui i brani vengono farciti di tempi assurdi e note aliene suonate a discreta velocità. Una sorta di Dyshrythmia, se conoscete. 12 brani, 26 minuti e tanto mal di testa alla fine del giro. Ma è bello sapere che c’è ancora chi si diverte a suonare questa roba. Se avessero pubblicato “Via Weightlessness” 10 anni fa avrebbe avuto un featuring di Mike Patton.

13 . Ken Mode – Loved (Season Of Mist)

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Settimo disco per i Canadesi Ken Mode a tre anni di distanza da “Success”. Hardcore, metal e noise sono le caratteristiche principali di “Loved”, album che non molla la presa neanche per un attimo perso in una virtuale jam session fra Today is the Day e Kylesa. La loro attitudine è al confine con lo sludge più violento (quindi non quello greve di New Orleans ma più vicino a quello heavy di Savannah), urlato e sofferente ma anche metallizzato, un po’ monocorde ma di grande impatto.

14 . Wrong – Feel Great (Relapse)

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Vi mancano i Torche? Eccovi i Wrong, anche loro provenienti da Miami e con in formazione ex membri di Torche, Kylesa e Capsule . L’attitudine “pop-sludge” dei Torche è in “Feel Great” leggermente spostata verso un sound più hardcore e grasso, un po’ meno raffinato e più stradaiolo; ma tra un brano e l’altro non potrete non riconoscere più di un’idea della band di Steve Brooks. Non necessariamente un male, sia chiaro, infatti “Feel Great” è consigliato in primis ai loro fan ma anche ad anziani nostalgici di Helmet, Unsane e Prong.

15 . Haan – By The Grace Of Blood And Guts (Aqualamb)

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Haan vengono da New York e “By The Grace Of Blood And Guts” è il loro secondo disco. Essendo originari della Grande Mela non possono non citare fra le loro influenze Swans ed Helmet ma il loro sound vede anche una forte presenza di materiale più melodico di scuola Karp, Big Business e Melvins e, grazie ad un ottimo cantante (cosa rarissima nel genere), parecchie influenze “grunge” e “stoner” (Soundgarden, Alice In Chains e Clutch). Un bel disco underground che senza clamori può dare parecchia soddisfazione all’ascoltatore.

16 . HEADS. – Collider (This Charming Man)

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“Collider” è il secondo disco degli HEADS., trio tedesco/australiano di casa a Berlino. Il sound mittel-europeo è ben chiaro nei solchi del disco: l’oscurità, il rigore, le influenze post-punk e le eleganti dissonanze “collidono” in un sound molto personale devoto al post hardcore degli anni 80 e al proto post rock. In un certo senso “Collider” è un tuffo nel passato senza l’hipsteraggine indolente che va tanto moda adesso e porta alla luce utensili in grado di colpire duramente, abbandonati per anni sotto parecchi strati di ruggine.

17 . Elephant Rifle – Hunk (Humaniterrorist)

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Ecco un disco che riassume pienamente il genere. Puzza di birra rancida, peli maschili ovunque, unto e sudore: signore e signori eccovi gli Elephant Rifle da Reno, Nevada! “Hunk” è il loro terzo disco ed è adatto a tutti coloro che amano il noise rock suonato con attitudine punk cialtrona, riff metal, stravaganti geometrie chitarristiche e la consueta attitudine post-hardcore di Melvins, Jesus Lizard e Big Business. Se non amate l’hype che circonda band come Idles, Shame e Viagra Boys lanciatevi sugli Elephant Rifle, destinati a rimanere perdenti in eterno.

18 . Heavy Lungs – Abstract Thoughts

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Il primo singolo estratto da “Joy As An Act Of Resistance” degli Idles si intitolava “Danny Nedelko”che è il nome del frontman degli Heavy Lungs, da Bristol; insieme le due band hanno condiviso uno split in vinile uscito a fine Novembre. “Heavy Lungs” saranno la next big thing? Per ora hanno pubblicato un EP di 5 brani per 15 minuti, esclusivamente in digitale e c’è da dire che le premesse sono ottime. “Abstract Thoughts” funziona bene: è veloce, grintoso e corrosivo, come da tradizione punk/noise e nei momenti migliori tira su un bel muro di suono. Non fatevi trovare impreparati.

19 . Deaf Wish – Lithium Zion (Sub Pop)

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Quinto disco per gli Australiani Deaf Wish e secondo per la leggendaria etichetta Sub Pop di Seattle. I riferimenti della band sono quelli che tanti ascoltatori della label amano: Sonic Youth, Husker Du, Dinosaur Jr, Velvet Underground, Birthday Party, Jesus And Mary Chain, ovvero melodie “pop” su basi chitarristiche rumorose. E il suono delle chitarre è proprio simile a quello di Thurston e Lee, l’andamento della batteria si mantiene sui tempi di Steve e anche il cantato, diviso fra i membri del gruppo, deve molto alla gioventù sonica. Ok, l’originalità è poca, siamo d’accordo, ma album di questo tipo non escono tutti i giorni e un posto in classifica lo merita anche solo per come viene maneggiata la materia. Attenzione: agli anzianotti potrà scappare qualche lacrimuccia.

20 . Part Chimp – Cheap Thriller (Chart Pimp)

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I Londinesi Part Chimp hanno pubblicato quattro dischi per la Rock Action dei Mogwai e dopo anni di attività continuano ad essere un segreto per pochi. Troppo heavy per gli indie, troppo strani per i metallari? Sicuramente i loro dischi “noise / sludge” sono sempre stati ottimi e pure questo “Cheap Thriller”, che in realtà non è un disco ma una raccolta di outtakes e b-side, non fa eccezione. Ascoltare “Cheap Thriller” può essere un buon modo per scoprirli: non fate finta di niente!

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