Ipecac Recordings, 20 anni di musica per star male

Negli anni ’80 e ’90, c’era un’etichetta chiamata Boner che produceva musica delirante, rumorosa e fastidiosa. Nel suo catalogo figuravano Fang, Verbal Abuse, Fearless Iranians From Hell, Steel Pole Bath Tub, Ed Hall ma, soprattutto, i Melvins. Prima che firmassero per una major (e quindi prima del boom grunge), i Melvins pubblicarono dischi fondamentali come Ozma, Bullhead, Lysol, album che tracciarono le coordinate della musica pesante e sperimentale degli anni successivi. Quando King Buzzo e Dale Crover firmarono per la Atlantic, Boner Records perse il suo cavallo vincente e scomparve dalle mappe discografiche. Fra le ultime produzioni ricordiamo i Duh, supergruppo composto da membri degli Steel Pole Bath Tub, il proprietario della Boner Tom Flynn e tale Greg Werckman.

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Facciamo un salto in avanti di qualche anno, esattamente dopo il boom del grunge. Nel 1997 i Melvins pubblicarono Honky per la Amphetamine Reptile e l’anno dopo i Faith No More si sciolsero. Due notizie apparentemente sconnesse ma che saranno fondamentali per la nascita della Ipecac. Già, perchè il cantante Mike Patton (attivo anche con i Mr Bungle) era in piena forma: in mente aveva mille progetti per ricostruirsi una carriera ed evidentemente aveva anche messo da parte qualche soldo da investire in una etichetta. In più si era trasferito in Italia, dove l’aria gli stava dando nuovi input. Per alcuni anni Patton fu un fiume in piena. Non che ora non lo sia ma tra la fine degli anni 90 e la metà degli anni “zero” era un missile terra-aria che difficilmente sbagliava bersaglio.

La prima mossa fu di fondare la Ipecac Recordings assieme a Greg Werckman, che abbiamo citato prima per essere nel giro Boner come cantante dei Duh. Werckman, inoltre, negli anni 90 fu il manager della Alternative Tentacles di Jello Biafra. La missione iniziale fu quella di dare una casa discografica ai Melvins e ai progetti di Patton. Dopo 20 anni il catalogo Ipecac ha superato le 200 uscite. Non solo a loro nome. Vediamo in dettaglio alcune di esse.

Fantômas

Ipecac iniziò col botto pubblicando l’esordio di un super progetto formato da Mike Patton, Dave Lombardo (Slayer), King Buzzo (per la prima volta al di fuori dei Melvins) e Trevor Dunn (Mr Bungle): i Fantômas. L’album omonimo (1999, conosciuto anche come “Amenaza Al Mundo”) sconvolse il mercato discografico: la band suonava un grind metal punk palesemente ispirato ai Naked City di John Zorn. Schegge musicali di pochi secondi, assalti al rumore bianco e la devastante batteria di Dave Lombardo. Due anni dopo replicarono con “The Director’s Cut” (2001) rivisitazione di famosi temi cinematografici (Il Padrino, Twin Peaks, Rosemary’s Baby..) in versione grind core. Un capolavoro.

“Delirium Cordia” è un unico brano di 74 minuti pubblicato nel 2003 e lasciò i fan di stucco. In pratica la colonna sonora di un’operazione chirurgica. “Suspended Animation” (2005) ruba per l’ennesima volta l’idea a John Zorn: questa volta a venire dissacrati sono i cartoni animati giapponesi che finiscono nel frullatore della band risputati in modo irriconoscibile. L’artwork è opera di Yoshitomo Nara e le canzoni sono 30 come i giorni di Aprile (?) che danno i titoli alle canzoni. Follia pura.

Melvins

Appena avuta la certezza di avere alle spalle una solida etichetta, i Melvins si lanciarono in un ambizioso progetto: realizzare una trilogia. I dischi che ne vennero fuori si intitolano “The Maggot”, “Crybaby” e “Bootlicker” e ovviamente non c’entrano niente l’uno con l’altro, anzi sono quanto più distante ci possa essere. “Bootlicker” è un apparentemente tranquillo album psichedelico, “The Maggot” contiene alcune delle canzoni più pesanti della band mentre “Crybaby” è un disco di cover e originali in compagnia di ospiti come Beck, i Tool, Mike Patton, David Yow dei Jesus Lizard, Kevin Sharp dei Brutal Truth e tanti altri.

Contemporaneamente a queste uscite arriva la ristampa del seminale “Gluey Porch Treatments” (pubblicato in origine da Alchemy Records – fondamentale etichetta di cui vi parliamo in questo speciale) e il live sperimentale “Colossus Of Destiny”. Ma mettere sotto contratto i Melvins vuol dire pubblicarne dischi senza soluzione di continuità. Ecco che nel 2002 arrivano “Millenium Monsterwork” live di fine anno registrato assieme ai Fantomas e l’ultimo disco in compagnia di Kevin Rutmanis dei Cows “Hostile Ambient Takeover” da cui verranno estratti 7 singoli in 7″. Nel 2003 viene ristampato anche l’esordio omonimo, pubblicato in origine da C/Z, che dalle 6 canzoni iniziali viene espanso a 26; mentre nel 2005 viene pubblicato anche il demo del 1983, dove tutto iniziò! Non vi tedieremo oltre: diciamo solo che ogni disco ufficiale dei Melvins continua ad essere marchiato Ipecac, compresi quelli a nome Los Melvins e Melvins Lite e le ristampe disponibili hanno ormai compreso anche il periodo Boner. Da non perdere anche i sideprojects Crystal Fair (con Terry Bender de Le Butcherettes) e il primo dei Venomous Concept (con King Buzzo, Shane Embury – Napalm Death e mille altri gruppi, non perdete anche lo speciale su di lui -, Kevin Sharp – Brutal Truth – e Danny Herrera – Napalm Death) e il debutto da solista di King Buzzo “This Machine Kills Artists” (2014).

Tomahawk

Patton non si placa e presta la sua voce al nuovo progetto Tomahawk, nato grazie a scambi di registrazioni con Duane Denison dei Jesus Lizard. La band si forma ufficialmente con l’inserimento di Kevin Rutmanis (bassista di Cows, ai tempi con Melvins, ora Hepa-Titus) e di John Steiner (batterista di Helmet e Battles). E’ un progetto tipicamente rock alternative, la cosa più vicina agli ultimi Faith No More (quelli di “King For A Day”) con qualche spruzzata sperimentale assolutamente non invasiva. Due ottimi dischi (l’omonimo del 2001, “Mit Gas” del 2003) e una chiusura più sperimentale (“Anonymous” del 2007). A sorpresa sono tornati nel 2013 con “Odd Fellows” ma l’album, buono, è stato pressochè ignorato.

Isis

Aaron Turner è un piccolo Mike Patton. Ha il suo gruppo principale (Isis), i suoi sideprojects (decine) e la sua etichetta (Hydra Head, di cui vi parliamo in questo speciale) ma a differenza di Mike si muove in un territorio molto più underground. Gli Isis, infatti sono una band definita “post metal” ovvero la versione metallara del post rock, quindi un sotto genere (postmetal) di un sotto genere (post rock) di un sotto genere (alternative). Per sua fortuna ha trovato in Mike un protettore che ha dato visibilità alla sua band, artefice di alcuni dei migliori dischi degli anni 2000. A parte l’esordio “Mosquito Control” tutti i dischi degli Isis, infatti, sono stati pubblicati dalla Ipecac: “Oceanic” (2002), “Panopticon” (2004), “In Absence Of Truth” (2006), “Wavering Radiant” (2009). Una carriera di altissimo livello, interrotta alcuni anni fa e celebrata in occasione della morte di Caleb Scofield dei Cave In. Da non perdere anche il DVD “Clearing The Eye” (2006), sempre pubblicato da Ipecac. Segnaliamo anche il secondo disco del progetto Split Cranium “I’m The Devil And I’m Ok” (2018), con Aaron Turner e membri di Old Man Gloom, Mammifer e Circle. Praticamente tutti gli Isis meno Turner ma con Chino Moreno dei Deftones hanno dato vita al progetto Palms, il cui unico album omonimo è uscito nel 2013.

Bohren & Der Club Of Gore

I tedeschi Bohren & Der Club Of Gore prendono il nome dai Gore, band strumentale olandese attiva negli anni 80 (e recentemente ristampata da Southern Lord) di grande influenza per la nascita del post metal. Ma i B&DCOG non sono irruenti come quella band, anzi: sono una formazione jazz minimale / ambient; musica da ascoltare al buio o a occhi chiusi, magari in dormiveglia o in condizione di relax. La loro discografia è molto vasta e sparsa fra varie label ma la Ipecac ha fatto guadagnare un po’ di visibilità ad una formazione normalmente invisibile e amata dai cultori di sonorità particolari. In catalogo troviamo gli ottimi “Dolores” (2008), “Beileid” (2011) e “Piano Nights” (2014).

Dälek

Non è ovviamente un mistero che Mike Patton sia un amante dell’hiphop, quindi come poteva non mettere sotto contratto un gruppo rap con basi industrial e noise? La carriera dei Dälek va di pari passo con quella della Ipecac fatto salvo alcune uscite minori (singoli, ep, split, remix) per altre etichette sperimentali come Profound Lore, Hydra Head, Latitudes, Exile On Mainstream. In pratica il sound del trio è l’ispiratore dei moderni esperimenti di Death Grips, JPEGMAFIA, MF DOOM, Run The Jewels e tutto quell’hiphop non allineato attualmente in voga. Cinque gli album usciti per Ipecac: “From Filthy Tongue Of Gods And Griots” (2002), “Absence” (2004), “Abandoned Language” (2007), “Gutter Tactics” (2009) e “Endangered Philosophies” (2017).

Zu

Patton non ha mai nascosto l’amore verso gli Zu, trio romano di jazzcore: fu l’unico gruppo italiano che invitò al All Tomorrow’s Parties, festival in cui fu il direttore artistico assieme a King Buzzo nell’edizione 2008, e spesso li mise in apertura delle sue band in tour (Tomahawk e Melvins a Correggio nel 2003, Fantomas Melvins Big Band nel 2006): era chiaro che prima o poi sarebbero finiti su Ipecac. Si presentarono nel 2009 con “Carboniferous” disco che fu odiato dai fan più vicini al jazz core ma fu adorato dai “merdallari” (cit di Patton) di tutto il mondo. Nel disco troviamo ospiti Buzz dei Melvins e Mike Patton, un suono meraviglioso generato da Giulio Favero e composizioni mature e competenti. Inarrivabile. Talmente inarrivabile che gli Zu persero i pezzi e l’ispirazione. Tornarono nel 2015 con formazione rimaneggiata e l’album “Cortar Todo”, assolutamente da rivalutare seppur spinga ancora di più in una direzione “metal grind”.

Mike Patton

Come abbiamo già detto la Ipecac nasce come etichetta “Patton-centrica”. Abbiamo sviscerato i progetti Fantomas e Tomahawk che sono stati quelli che hanno fatto maggiormente parlare di sè, ma non furono gli unici. Maldoror è un duo composto da Merzbow e Patton, nel 1999 pubblicarono l’album “She”, dedicato all’organo sessuale femminile. Rumorazzi e rumoretti, filtrati, manomessi, sparati a tutto volume sull’ascoltatore (immagino non molti). Una curiosità, esattamente come i dischi solista che Patton pubblicò su Tzadik (“Pranzo Oltranzista” e “Adult Themes For Voice”). Altra stravaganza è il disco in compagnia degli X-cutioners, trio di “turntablists” e dj di New York a nome General Patton vs. The X-Ecutioners. Sempre di stampo “black music” è il progetto Peeping Tom, con Dan The Automator, Amon Tobin, Kool Keith, Massive Attack, Bebel Gilberto, Norah Jones e Dub Trio. Il disco omonimo (2006) entrò pure nella classifica di Billboard grazie al singolo “Mojo”

Patton è inoltre un grande appassionato di colonne sonore. Si cimenta con Kaada in un progetto di stampo cinematografico (“Romances”, 2004 e “Bacteria Cult”, 2016) e poi si lancia nel mondo vero e proprio delle colonne sonore con “A Perfect Place” (2008). Mentre lo score di “Crank” (2009) uscirà per Lakeshore e quello di “The Place Beyond The Pines” (2013) per Milan, i successivi lavori per il cinema saranno marchiati Ipecac. Si tratta di “The Solitude Of Prime Numbers” (2011) e “1922” (2018). Nel mezzo due lavori molto particolari: Mondo Cane (2010), rivisitazione di canzoni leggere italiane degli anni 60, e l’album di classica contemporanea “Laborintus II” (2012).

Più recenti i progetti tētēma (omonimo, 2014) con il compositore australiano Anthony Pateras, di stampo elettronico sperimentale e Dead Cross (omonimo, 2017), band hardcore formata da Dave Lombardo (Slayer / Fantomas), Justin Pearson (Locust / Retox) e Michael Crain (Retox).

E come non citare il ritorno dei Faith No More con l’album “Sol Invictus” (2015): certamente non il loro capolavoro ma un discreto dischetto e una buona scusa per tornare sui palchi.

Ovviamente Patton ha il vizio di mettere becco anche nei dischi che pubblica (e ci mancherebbe!). Possiamo ascoltare la sua voce in “Down With The Scene” di Kid606 (elettronica), “Great Phone Calls” di Neil Hamburger (scherzi telefonici), “Another Sound Of Dying” dei Dub Trio (Dub Metal), “2” dei Guano Padano (folk), “Garden Of Fainting Stars” dei The Book Of Knots (post rock) oltre che nei già citati Melvins e Zu. Ma certamente ci siamo persi qualcosa per strada.

Desert Rock

Benchè Ipecac sia tutto fuorchè un’etichetta stoner alcuni album della scena gravitante intorno al Rancho De La Luna hanno il suo marchio. In primis le versioni in vinile di “Songs For The Deaf” e “Era Vulgaris” dei Queens Of The Stone Age, e la ristampa del primo omonimo in versione estesa. Josh Homme, chitarrista e cantante delle “regine”, era anche il titolare delle Desert Sessions, leggendarie “jam” i cui primi capitoli uscirono per la Man’s Ruin; Ipecac pubblica i capitoli finali 9 e 10 (2003) estraendo anche un videoclip con ospite PJ Harvey.

I tristemente famosi Eagles Of Death Metal pubblicarono la versione vinile del terzo disco “Heart On”. Chris Goss, mastermind dei Masters Of Reality e padre ispiratore dei Queens Of The Stone Age, formò i Goon Moon con il funambolico batterista Zack Hill (Hella) e Twiggy Ramirez (Marilyn Manson). Nel 2007 pubblicarono “Licker’s Last Leg”, buon dischetto di alternative rock spruzzato di elettronica. Altro guru della scena è Alain Johannes, già negli Eleven e collaboratore di buona parte della scena rock americana degli ultimi 20 anni. Nel 2010 pubblicò “Spark”. Nei prossimi mesi è previsto un nuovo album, già anticipato da un singolo in compagnia di Patton. L’ex bassista di Kyuss e Queens Of The Stone Age Nick Oliveri, prima che decidesse di diventare una macchietta perennemente in tour, sfoderava dei buonissimi dischi a nome Mondo Generator. Il secondo album “A Drug Problem That Never Existed (2003)”, è consigliatissimo per tutti gli amanti del desert rock sporcato da punk ignorante e hard rock cafone. E già che siamo in tema desertico, doveroso citare “Houston” (2015), raccolta di demo di Mark Lanegan registrati nel 2002.

Noise Rock

Non sarà la Amphetamine Reptile o la Skin Graft, ma Ipecac ha anche un discreto catalogo di roba rumorosa. Partiamo dal classico “noise rock” di scuola anni 90: “Visqueen” degli Unsane e “Love’s Miracle” dei Qui con in formazione David Yow dei Jesus Lizard, entrambi usciti nel 2007, sono due ottimi album “vecchia scuola”. Anche se non è il migliore della discografia “There’s No 666 In Outer Space” (2007) degli Hella merita un ascolto, così come il disco solista del loro batterista Zack Hill “Astrological Straits” (2008). Sempre in ambito noise-math-core “Tzomborgha” (2002) dei giapponesi Ruins e la versione “Sax Ruins” con il delirante “Yawiquo” (2009). Del 2005 l’ultimo lavoro dei Locust con l’EP “Safety Second, Body Last”. Se i titoli citati probabilmente non sono la massima espressione dei loro autori, “You Won’t Get What You Want” è certamente l’apice dei Daughters e uno dei migliori dischi del 2018. I Retox sono praticamente la nuova incarnazione dei Locust e su Ipecac hanno pubblicato “Ugly Animals”, esordio del 2011. Pura follia noise è “Ov” degli Orthrelm del chitarrista Mick Barr: 45 minuti di assolazzi chitarristici e batteria impazzita. Solo per stomaci forti.

Varie ed eventuali

200 dischi sono tanti e ci vorrebbe un libro per sviscerarli tutti e tante, tante ore di ascolto. Chiudiamo l’articolo citando ancora una manciata di titoli, essendo certi di aver dimenticato lo stesso qualcosa di importante.

Curse Of Golden Vampire, ovvero Justin Broadrick e Kevin Martin, due giganti dell’industrial inglese, nel 2003 pubblicarono “Mass Destruction”, devastante disco di elettronica da sfasciarsi le orecchie. Una perla assoluta è la raccolta “Crime And Dissonance” (2005) di Ennio Morricone, doppio CD con i migliori temi sconosciuti ai più: se lo trovate non pensateci due volte a farlo vostro. Un’ottima compilation è anche “Isms” (2004) dedicata alla stravagante jazz band dal Belgio Flat Earth Society. Compilation anche per gli Sleaford Moms che con “Chubbed Up +” (2014) mettono in ordine alcune uscite precedentemente disponibili solo su singolo. L’ex stellina pop Imani Coppola ha pubblicato “The Black & White Album” nel 2007, orecchiabile e molto intelligente, così come Martina Topley Bird, vocalist di Tricky, “Some Place Simple” (2010). Senza aprire una parentesi su tutti i progetti alla Mr Bungle citiamo giusto i Madlove del bassista Trevor Dunn, il cui unico album “White With Foam” (2009) si fa ascoltare molto volentieri. Un album molto poco conosciuto ma amato da chi l’ha ascoltato è “Obtainium” (2002) degli Skeleton Key del bassista dei Lounge Lizards Erik Sanko. Sempre in ambito “avant rock” assolutamente d’obbligo “Black Oni” (2005) degli inglesi Guapo.

Ne mancano ancora tanti ma, a questo punto, vi lasciamo il piacere della scoperta. Tutto ciò dimostra però come Ipecac sia stata una delle idee migliori di quel simpatico genialoide (e un po’ merdallaro) di Mike Patton. Ci auguriamo almeno altri 20 anni di Ipecac!!

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