I migliori album Alternative Metal usciti nel 1990 [A-C]

Agony Column – Brave Words & Bloody Knuckles (Metal Blade)

Thrash – Hard Rock

Si dice spesso che gli Exhorder fossero l’ispirazione principale dei rinnovati Pantera, pochi citano anche gli Agony Column, anch’essi texani, di Austin, il cui sound e immaginario ha certamente dato più di un’idea a Darrell & Co. La band suonava un lento thrash metal ricco di groove, sovrastato dalla  sgraziata voce di Richie Turner, che troveremo successivamente anche nei Daddy Longheads con Jeff Pinkus dei Butthole Surfers e Ray Washam degli Scratch Acid.

“Brave Words & Bloody Knuckles” è il secondo disco dopo “God, Guns & Guts” del 1988. Entrambi vedono l’esagerato uso di bandiere confederate, testi da hillbilly ignorante e un’attitudine menefreghista meravigliosamente cialtrona che rende l’ascolto degli Agony Column sorprendente e divertente.

Alice In Chains – Facelift (Columbia)

Grunge – Hard Rock

Senza tante menate underground, gli Alice In Chains da Seattle debuttano direttamente su major con l’ottimo Facelift: al contrario di molte band della scena locale, a causa del loro retroterra glam/hard rock, i ragazzi preferirono puntare direttamente alle etichette grosse, senza passare da Sub Pop e simili.

Proprio per questo motivo, grazie al contratto con la major Columbia, saranno la prima band di Seattle a vendere parecchi dischi e, ironia della sorte, quella che più incarnerà lo spirito grunge: testi paranoidi, riff heavy, assoli disturbanti, ballate depressive, morte e tanta droga sono già ben presenti in questo esordio e tormenteranno la band per tutto il decennio. “We Die Young” è il manifesto programmatico, “Man In The Box” la hit (validissima ancora oggi), “Love Hate Love” la ballatona. Su tutto si erge imperiosa l’incredibile voce di Layne Staley.

Anacrusis – Reason (Active)

Thrash Metal / Progressive

Formati nel 1986 in Missouri, gli Anacrusis sono uno strano gruppo di thrash contaminato, classificati ai tempi come “technical thrash” o “progressive thrash”. Con il terzo disco “Reason” stupirono i (pochi) ascoltatori mescolando i classici ingredienti del genere (riff e assoli velocissimi) con una struttura quasi prog, stacchi arditi, break atmosferici e influenze funk. Molto particolare anche la voce di Kenn Nardi che prediligeva toni oscuri (quasi Voivoidiani) e urla rabbiose.

E’ difficile seguire il disco dall’inizio alla fine ma la sua particolarità rende l’ascolto sì complicato ma anche stimolante; un po’ come avviene ai giorni nostri con band come Mastodon e Meshuggah. Anacrusis si spingeranno oltre con i successivi “Manic Impressions” (1991) e “Screams And Whispers” (1993), entrambi pubblicati da Metal Blade.

Angkor Wat – Corpus Christi (Death Records)

Thrash Metal / Industrial / Punk

Angkor Wat furono una ormai dimenticata band texana che debuttò nel 1989 per Death Records, sussidiaria della Metal Blade, con cui pubblicò “Corpus Christi”, nome preso dalla città di provenienza del gruppo. Nelle fila militavano Adam Grossman e Danny Lohner che avrebbero fondato poco dopo gli Skrew, band industrial di culto negli anni 90. Adam poi collaborerà con i Ministry, mentre la carriera di Danny è decisamente più ricca: collaboratore di Trent Reznor a partire da The Downard Spiral si ritrovò di conseguenza a lavorare per Marilyn Manson nell’album “Antichrist Superstar”. Inevitabilmente strinse alleanza anche con Maynard Keenan con cui formerà gli A Perfect Circle e che chiamerà nei Puscifer. Il batterista Dave Nuss lo troveremo qualche anno dopo nei No Neck Blues Band e nei Sabbath Assembly.

Angkor Wat non sono quindi una normale thrash metal band del periodo: la chitarra pesta duro con riff schiacciasassi ma è capace di prendere strade inaspettate, le stesse che poi i vari membri intraprenderanno nel corso della loro ricca carriera. Non mancano quindi i momenti noise e quelli psichedelici e qualche accenno di proto “groove metal”, in più non è raro l’uso del sampling. La cover di “Barracuda” delle Heart è la ciliegina sulla torta.

Asbestosdeath ‎– Dejection (Profane Existance)

Doom Metal / Sludge

Anche se è solo un singolo in 7″ “Dejection” è un piccolo pezzo di storia. Se il nome Asbestosdeath non vi dice niente sappiate che è il gruppo di Al Cisneros, Matt Pike e Chris Hakius, ovvero i futuri Sleep (qui con Tom Choi alla chitarra) che con questo nome faranno un altro 7″ (“Unclean”), uscito sempre nel 1990, per poi sciogliersi.

Le coordinate sonore sono decisamente più grezze rispetto allo spin-off black sabbathiano dei lavori successivi: sia per i mezzi che per le intenzioni. Il quartetto si cimentava in uno stravagante sporco proto doom un po’ alla Saint Vitus e primi Melvins al cui interno troviamo parecchie idee che verranno sviluppate in futuro dagli Sleep. Solo 10 minuti (che diventano 20 nella ristampa in CD) che segnano l’inizio di una grande avventura. Seminale.

Atom Seed ‎– Get In Line (London Records)

Funk Metal / Thrash Metal

Gli Inglesi Atom Seed hanno all’attivo solo questo disco di ottimo crossover influenzato da Faith No More e Red Hot Chili Peppers intitolato “Get In Line” il cui merito è quello di proporre nuove idee al consueto funk metal del periodo con brani variegati che lambiscono territori più alternative rock, quasi alla Rollins Band.

Particolare l’uso delle chitarre: in alcuni casi belle compresse di scuola “thrash metal” e alcune volte libere di muoversi in lidi psichedelici quasi “shoegaze”. La sezione ritmica è da manuale: il lavoro del bassista Chris Dale è decisamente non banale, fra cascate di note, slap e riff veloci e grassi, infatti terminata l’esperienza Atom Seed se lo prenderà Bruce Dickinson. Mentre la voce tipica del genere funk metal ha qui chiare influenze “sleaze” e “punk”. Probabilmente se avessero continuato su questa strada e trovato una linea più personale, il secondo disco sarebbe stato un capolavoro ma “Get In Line”, pur acerbo, merita comunque più di un ascolto.

Biohazard – Biohazard (Maze)

Hardcore / Metal / Crossover

Gli inizi dei Biohazard non furono per niente facili: provenienti da una scena piuttosto violenta e stradaiola furono tacciati di razzismo (se non proprio di nazismo). Locali e promoter biocottarono la band per evitare problemi, risse e cattiva pubblicità. Persino la label che li mise sotto contratto (la Maze) non si prodigò a promuovere il disco d’esordio per paura di ritorsioni.

Il restart della band avenne due anni dopo, con la firma per la Roadrunner e la pubblicazione di “Urban Discipline”, che mise in chiaro il carattere violento ma sincero dei Biohazard. Già dall’esordio omonimo però, oltre le tematiche, sono chiari i riferimenti musicali: una energica miscela di riff metal, attitudine hardcore e una spiccata tendenza al crossover come i concittadini Cro-Mags e Agnostic Front, veri e propri riferimenti per la scena hardcore di New York da cui provengono anche i Biohazard.

Blitzspeer – Live (Epic)

Hard Rock / Metal

Tra la fine degli anni 80 e l’inizio degli anni 90 non era tanto strano debuttare con un disco live, anche su major. I più famosi esordi dal vivo furono quelli di Jane’s Addiction (omonimo, 1987) e Primus (Suck On This, 1989) ma la lista è parecchio lunga. Proprio da qui peschiamo i Blitzspeer che esordirono per Epic con questo live ben registrato e grintoso che si conclude con la classicissima “Kick Out The Jams” dei MC5.

Il sound proposto dalla band di New York è un rocciosissimo hard rock che ai giorni nostri definiremmo stoner metal ma che ai tempi si piazzava tra White Zombie e Corrosion Of Conformity. Non a caso il chitarrista Phil Caivano è da anni al servizio dei Monster Magnet.

Bootsauce – The Brown Album (Polydor)

Funk Metal / Rock

Formatisi nel 1989 i Canadesi Bootsauce esordirono nel 1990 con “The Brown Album” diventando in men che non si dica delle piccole star nel loro paese proponendo il non ancora scontato crossover funk / metal / rock influenzato dall’hip-hop (sampling compresi) e, ovviamente, da band come Red Hot Chili Peppers, Faith No More e Fishbone.

Le sonorità leggere orientate all’electro e al rap rendono i Bootsauce adatti più ad un pubblico radiofonico che metal ma “The Brown Album”, non rinunciando alle stranezze tipiche del genere “alternative”, è ben suonato (eccezionale il bassista Baculis) e ha qualche sporadica schitarrata potente.  La cover di “Everyone’s A Winner” degli Hot Chocolate gli fece vincere il disco d’oro in patria.

Celebrity Skin – Celebrity Skin (Triple X)

Hard Rock / Punk / Glam

Dopo la morte di Darby Crash dei Germs, il chitarrista Pat Smear formò i Vagina Dentata con la fidanzata Michelle Bell alla voce e Tim Ferris al basso e Gary Jacoby alla batteria. Dopo lo scioglimento dei Vagina Dentata Tim e Gary formarono i Celebrity Skin, nome che piaceva così tanto a Courtney Love da usarlo anni dopo per il famoso disco delle Hole.

La band si muoveva nel circuito di Los Angeles, legata all’etichetta Triple X, famosa per aver scoperto Jane’s Addiction, D.I., Rhino 39 che a quell’epoca stava pubblicando Pigmy Love Circus, Liquid Jesus, L.A.P.D. (i futuri Korn). In precedenza i Celebrity Skin parteciparono ad una compilation su etichetta SST con una cover di S.O.S. degli Abba (qui presente). Pur appartenendo al filone glam erano troppo “strani” per essere accettati dal movimento: la loro mistura di punk, alternative e assoloni metal era in qualche modo troppo in anticipo per i tempi. Fecero anche numerosi tour ma la loro fama non si spinse oltre al circuito locale.

Redazione

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