Sludge: I 25 Dischi Fondamentali Degli Anni 90

In questo sito abbiamo già parlato della nascita e dell’evoluzione dello sludge in vari capitoli ma un ripasso veloce non fa male. Lo sludge nasce come unione fra l’hardcore punk e il metal, entrambi generi sviluppati con successo negli anni 80. L’influenza principale furono i gruppi “anti-hardcore” come Flipper, No Trend, Scratch Acid; l’hardcore lento di “My War” dei Black Flag; la paranoica fusione di punk e metal degli Amebix; i riff ossessivi dei Melvins; il proto grunge di Green River e dei Nirvana di “Bleach”. Mettendo tutto questo insieme viene fuori quello che viene definito “sludge”. In parole povere: musica lenta, cupa, urlata, rumorosa ma anche abbastanza “groove”. Dopo la sua nascita si contaminò anche con il death metal, soprattutto tramite l’influenza dei primi gruppi doom-death. Lo sludge è quindi l’ibrido underground definitivo, tuttora un genere molto sottovalutato ma che negli anni 90 ci donò decine di meravigliosi dischi. La scelta vuole premiare oltre ai dischi più “belli” (nello sludge è molto relativo come aggettivo) anche quelli che hanno portato avanti il genere, aiutandolo ad evolversi in maniera sorprendente ed evitando che rimanesse soffocato nelle sabbie mobili da cui si origina. In questo articolo ne consiglio 25.

1 ) EyeHateGod – Take As Needed For Pain (1993, Century Media)

Tutti i seguaci del mio credo, per raggiungere l’illuminazione spirituale, devono fare un viaggio allucinogeno tramite LSD una volta alla settimana e ogni giorno tramite marijuana. Devono cercare l’estasi interiore in ogni occasione. Devono abbandonare la propria famiglia e la società il prima possibile“. Questo invito è scritto nel retro della copertina del disco, proprio sotto la foto di questo quintetto di giovani sballati con un look a metà fra grunge, redneck e skater. I classici personaggi che possono portarti alla perdizione dopo pochi minuti averli incontrati. Ed è esattamente quello che succederà mettendo nel lettore lo stravolgente secondo disco “Take As Needed For Pain“, il lavoro che più di tanti altri ha forgiato gli ingredienti del sound sludge: l’artwork, i testi, l’attitudine e il suono che sentiremo decine e decine di volte in altri dischi è già tutto qui. Riffoni giganteschi, rumore, voce disturbata, tempi mammuth ed esplosioni hardcore. E tanta, ma proprio tanta, droga.

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2 ) Melvins – Bullhead (1991, Boner)

Ai Melvins non è mai fregato niente di niente: hanno sempre suonato quello che volevano cercando di dare più fastidio possibile ai pochi che li incrociavano. Tra quei pochi però c’era chi capiva il loro disgusto, il loro approccio chiassoso, la volontà di suonare sempre il contrario di quello che sarebbe stato lecito aspettarsi. Erano anti-tutto e ancora oggi sono un satellite a parte nella discografia mondiale. “Bullhead” si apre con “Boris”: 8 minuti e mezzo di un singolo riffone ipnotico, vero e proprio big bang che genererà sludge e drone metal. Il resto del disco si muove fra brani più concitati e composizioni più paludose, ai tempi piuttosto bizzarre. A distanza di più di 30 anni rimane ancora un disco irripetibile.

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3 ) Neurosis – Through Silver In Blood (1996, Relapse)

Il fatto che il quinto disco dei Neurosis faccia genere a sè è la prova di quanto la sua qualità sia eccelsa. Con questo disco nasce il post-metal, genere che si sarebbe definito circa una decina di anni più tardi grazie a band come Isis e Cult Of Luna; con questo disco lo sludge scopre che può essere qualcosa di più di una semplice riproposizione lamentosa dei riff lenti dei Black Sabbath; con questo disco i Neurosis diventano una delle band più importanti del panorama pesante e non solo. “Through Silver In Blood” è l’inizio dell’epopea apocalittica della band californiana che finalmente trova la quadra nel mescolare con la giusta forza Amebix, Melvins e Swans dopo i precedenti, ma comunque ottimi, lavori. “Through Silver In Blood” segna l’ingresso nella scuderia Relapse con cui pubblicherà gli altrettanto fondamentali “Times Of Grace” ed “A Sun That Never Sets”. Attenzione: le ferite riportate dopo l’ascolto non si rimargineranno più.

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4 ) Crowbar – Obedience Thru Suffering (1992, Grind Core)

I primi a cogliere la bellezza dei Melvins furono i Crowbar (precedentemente noti in città con il nome The Slugs), band di New Orleans attiva ancora oggi. Sebbene negli anni abbiano un seguito di culto tra i metallari meno canonici non hanno mai guadagnato grandi apprezzamenti, proprio per via di un suono incapace di strizzate d’occhio. “Obedience Thru Suffering” è una sequenza di riff lenti, suonati da un mammuth in botta di marijuana e cantati da un lupo disperato in fin di vita. “Sofferenza” è la parola chiave per apprezzare il loro sound, qui in veste super grezza e primordiale e proprio per questo affascinante. Non un disco bello e piacevole: proprio come deve essere lo sludge.

5 ) Iron Monkey ‎– Our Problem (1998, Earache)

Chi ha detto che lo sludge deve per forza venire dalle paludi? Gli Iron Monkey di Nottingham ci ricordano brillantemente che sia i Black Sabbath che il punk vengono dall’Inghilterra e che anche tra i mattoni grigi delle periferie e delle campagne c’è del gran disagio. La loro breve carriera consta di due album spettacolari (perchè non ne hanno fatto un terzo, vero? non c’è stata nessuna reunion, VERO?) a cui tendenzialmente si preferisce “Our Problem” per la presenza di “Supagorgonizer” e di una maggiore coesione. Un muro di suono cupo, devastante, ricco di groove e marcio come pochi. Il cantante Johnny Morrow morirà nel 2002 per un attacco di cuore mentre gli altri membri sono ancora attivi in ottime band. Jim e Steve rimetteranno in piedi gli Iron Monkey nel 2017 pubblicando un disco per Relapse ma senza destare particolari clamori.

6 ) Acid Bath – Paegan Terrorism Tactics (1996, Rotten)

Quando erano in attività gli Acid Bath non raccolserò granchè, sciogliendosi dopo la tragica morte del bassista Audie Pitre senza guardarsi indietro. Troppo “grunge” per i metallari, troppo pesanti per i rockers alternativi. Semplicemente troppo avanti per quegli anni. Pensate ad una versione ultra mega heavy degli Alice In Chains di “tripod” e non sarete troppo lontani dal menu proposto dal gruppo del Louisiana. A differenza dei tipici cantanti sludge, Dax Riggs usa la voce pulita (ma non solo) trascinando negli abissi l’ascoltatore, aiutato da una band che sa essere varia e imprevedibile, lontana dai cliché del genere. Purtroppo proprio questa personalità farà sì che ancora oggi siano apprezzati da pochi. In più, dopo la morte di Audie, la band ha praticamente cancellato la propria storia. Solo recentemente i loro dischi sono apparsi anche su Spotify (ma ad esempio non su YouTube).

7 ) Cavity ‎– Supercollider (1998, Man’s Ruin)

La scena sludge di Miami diede i natali a Cavity e Floor, due band che sciogliendosi avrebbero dato vita a decine di altre. I Floor pubblicheranno il primo disco solo negli anni 2000 e quindi non rientrano in questa lista ma i Cavity negli anni 90 ne pubblicheranno ben quattro. “Supercollider” è quello che sta a metà tra le origini noise rock e il finale di carriera più “drone oriented”. In sintesi è uno dei migliori dischi sludge mai usciti. E’ un disco molto “elegante” con suoni e arrangiamenti che influenzeranno il futuro post-hardcore di Cave In (con cui condivideranno uno split) e Isis e che pescano anche dallo stoner rock (e infatti fu pubblicato da Man’s Ruin). Un disco vario e ricco che sposta la tacca del genere in avanti, mostrando vari modi in cui lo sludge si sarebbe evoluto negli anni successivi.

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8 ) Grief ‎– Come To Grief (1994, Century Media)

Prendete gli Eyehategod e dimezzate la velocità. Vi sembra un incubo? Si, e si chiama Grief. Onestamente è difficile dire se “Come To Grief” sia il loro disco più bello: “Dismal” (1992), “Miserably Even After” (1996), “Torso” (1998) sono altrettanto pesanti e lenti. La scelta è puramente soggettiva e di banale reperibilità: essendo stampato da Century Media è quello che si trova più “facilmente”. Siamo praticamente ai confini con il doom-death, ma si sente che i nostri vengono da un retroterra hardcore crust (la band nasce come side project dei Disrupt) fatto di tristezza, delusione e apocalisse. Se volete rovinarvi la giornata procuratevelo ad ogni costo.

9 ) Buzzov.en – …At A Loss (1998, Off The Records)

L’album inizia con un campionamento di Travis Bickle di Taxi Driver interroto velocemente dalla band che in men che non si dica getta fango e melma sull’ascoltatore. Se volete che qualcuno dica che lo sludge fa schifo prestategli questo disco: Simple Man (batteria), Reverend Dirtkicker (chitarra, voce), Dixie Collins (basso, voce) imbracciano gli strumenti solo per dar fastidio all’ascoltatore. Non azzeccano un riff, un groove, una linea vocale: sembra di ascoltare tre scimmie che non sanno cosa sia la musica. Ovviamente è proprio questo il bello di un disco che solo delle menti bruciate da whisky e droga potevano partorire. Ah c’è pure la cover di “Don’t Bring Me Down” degli Electric Light Orchestra!

10 ) Bongzilla ‎– Stash (1999, Relapse)

Che dire di questo quartetto di cialtroni amanti della marijuana? Probabilmente i Bongzilla hanno fatto dischi migliori negli anni 2000 ma già l’esordio su Relapse del 1999 metteva in chiaro da che parte stavano: mentre il mondo metal si faceva distrarre dai numetallari Spanky, Weed Dragon e soci si spaccavano di bong e tiravano giù riffoni heavy ricchi di groove senza dover ostentare pose macho e facce da pazzi. Praticamente gli Sleep senza la fissa per la fantascienza.

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11 ) Corrupted ‎– Paso Inferior (1997, Frigidity Discos)

Corrupted sono dei giapponesi che non amano foto, interviste, live e che cantano in spagnolo: già questo basterebbe per amarli. Ma sappiate che sti pazzi furiosi hanno pubblicato alcuni dei dischi più estremi e pesanti della storia della musica. “Paso Inferior” è il loro debutto sulla lunga distanza dopo una manciata di split con altri intellettuali come Grief, Noothgrush, Black Army Jacket e Enemy Soil ed è un unico brano di 40 e passa minuti di snervante doom-death-noise-sludge suonato al rallentatore, un’orchestra di fischi e riff dall’oltretomba, valvole violentate e disagio diffuso. La colonna sonora della morte.

12 ) Dystopia ‎– Human = Garbage (1994, Common Cause)

Nelle sue varie e imprevedibili sfumature lo sludge è anche un sotto-genere del crust punk: copertine fatte di collage disturbanti, concerti in squat dimenticati da dio ma non dalla droga, messaggi politici e apocalittici, distribuzione carbonara indipendente se non proprio do it yourself. I Dystopia sono i principali artefici di questa commistione che sposta l’ago della bilancia dal doom metal al grindcore. Come è possibile? Ascoltate “Human = Garbage” primo manifesto sonoro dei ragazzi di Oakland che portano avanti la tradizione dei primissimi Neurosis periodo “Pain Of Mind”. Zero compromessi, zero tolleranza.

13 ) Upsidedown Cross ‎– Upsidedown Cross (1991, Taang!)

I Kilslug erano una folle deviazione dell’anti-hardcore noise di metà anni 80 e suonavano come una stralunata jam fra Flipper e Black Sabbath. Anni dopo mutarono formazione, presero J Mascis alla batteria (si mr Dinosaur Jr) e gente del giro Anal Cunt e divennero Upsidedown Cross, misconosciuto gruppo che nessuno si prenderà mai la briga di tirare fuori dal cassetto. Lo facciamo noi perchè l’esordio omonimo del 1991 è una follia dadaista che fa da ponte tra il noise rock più scorretto e il doom alla Black Sabbath di Master Of Reality. Se amate i riff lenti e i dischi Amphetamine Reptile recuperate in qualche modo questo disco.

14 ) Boris ‎– Amplifier Worship (1998, Mangrove)

Dopo aver esordito con il gigantesco “Absolutego”, uno dei primi dischi totalmente definibile “drone metal”, i giapponesi Boris cambiarono leggermente le coordinate scrivendo il loro personale “Bullhead”. “Amplifier Worship” è un vero e proprio disco tributo ai primi Melvins, quelli opprimenti, lenti, ossessivi e privi di orecchiabilità. Più Melvins dei Melvins stessi.

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15 ) Fudge Tunnel ‎– The Complicated Futility Of Ignorance (1994, Earache)

Fudge Tunnel sono uno dei misteri degli anni 90: pensate che sono talmente avanti che ancora oggi, benché siano stati oggetto di ristampe, non sono citati da quasi nessuno. Probabilmente alla band di Alex Newport mancavano i singoli o il carisma per far sì che fosse figo ascoltarli. Dopo tre dischi si sciolsero praticamente in silenzio e difficilmente faranno mai una reunion. Fra i tre lavori (tutti splendidi) scegliamo “The Complicated Futility Of Ignorance” perchè è quello che si avvicina maggiormente al sound paludoso di questo articolo. E’ però un sound molto particolare che mescola l’impatto dei Godflesh, il noise geometrico degli Helmet, l’urlo disperato del grunge. Le chitarre scure, la disperazione, il groove è quello del nascente movimento sludge e, sebbene il disco non sia ascrivibile a quel genere (ma ditemi voi in che genere si può inserire) potrà trovare parecchi estimatori fra i suoi seguaci.

16 ) 16 ‎– Drop Out (1996, Pessimiser)

Dopo un primo disco più noise rock (“Curves That Kick”) i losangelini 16 accolgono nei propri arrangiamenti suoni che possono essere definiti sludge. Il nervosismo e la paranoia metropolitana di scuola Helmet, Unsane, Killdozer e Today Is The Day è ancora ben presente ma i riff ribassati e ricchi di groove portano la band in un terreno decisamente paludoso. Come fosse il sound della periferia abbandonata di una metropoli solare o di un disperato vendicatore tossico abbandonato a se stesso. E’ il definitivo superamento del sound grezzo dei primi anni 90: “Drop Out” darà il “la” a tutte quelle band che nei primi anni 2000 rimetteranno il metal negli stereo degli adolescenti stufi di band di plastica o di ridicole pantomime fantasy.

17 ) Burning Witch ‎– Crippled Lucifer (Seven Psalms For Our Lord Of Light) (1998, Southern Lord)

Burning Witch erano la band di O’Malley e Anderson dopo l’esperienza doom-death metal dei Thorr’s Hammer e prima dei Sunn O))). A cavallo delle due esperienze Anderson andò a Los Angeles a suonare nei Goatsnake. Ai tempi il dinamico duo si divertiva a buttare giù riff su riff di scuola primi Melvins, suonando come una sorta di doom band con un cantante hardcore / noise / black metal (Edgy 59). Riff strazianti, dilatati oltre misura, suonati con il gain al massimo e senza rispetto per melodia e arrangiamenti. La band ebbe vita brevissima pubblicando due album intitolati “Rift.Canyon.Dreams” e “Towers…” racchiusi in questa completa e fondamentale raccolta ristampata varie volte e di relativamente facile reperibilità. “Crippled Lucifer” ha il suono di una lenta discesa in un buco nero.

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18 ) Harvey Milk ‎– My Love Is Higher Than Your Assessment Of What My Love Could Be (1994, Yesha)

Harvey Milk prendono nome dall’omonimo consigliere comunale di San Francisco, il primo politico americano dichiaratamente gay, ucciso nel 1978. La musica però è fortemente ispirata dai primi Melvins, sebbene non disdegni svarioni noise e influenze southern rock e folk. Ovviamente furono ignorati in vita (fecero tre dischi negli anni 90), ignorati dopo la reunion (fecero altri tre dischi nei primi anni 2000) e ignorati da definitivamente sciolti. E’ un peccato perchè pur sommersi dai riffoni grassi le loro canzoni sono orecchiabili e non del tutto strampalate, in più le divagazioni acid folk mostrano una volontà di non essere puramente una tribute band di Buzz e Dale. “My Love Is..” è il loro primo disco ma qualunque troviate ha più di un motivo per entrare nella vostra collezione.

19 ) Karp – Suplex (1997, K)

Se negli ultimi anni esistono fantastiche band sludge-noise (Whores, Bummer…) lo dobbiamo esclusivamente al sound urticante dei Karp. Riffoni giganteschi buttati selvaggiamente sulla faccia degli ignari ascoltatori (contando che questo disco uscì per la “indie” K l’effetto shock fu ancora più marcato) di chiarissima ispirazione Melvins. Ma talmente avanti che i Melvins per un certo periodo presero in formazione Jared Warren, ai tempi nei Big Business, eredi spirituali del suono Karp (ma per il mio gusto non ci sono paragoni). Giganteschi e vergognosamente fuori catalogo. In anni di ristampe selvagge dover faticare per trovare i loro dischi è un vero e proprio scandalo.

20 ) Soilent Green ‎– Pussysoul (1995, Dwell)

La lezione dei Brutal Truth e del loro frullatore grind è stata decisamente influente e dopo il loro avvento parecchie formazioni decisero di mescolare il genere con le più svariate influenze. Pensiamo a band come Discordance Axis o Human Remains che avrebbero a loro volta ispirato decine di pazzi furibondi. Se anzichè New York vieni da New Orleans è però praticamente certo che la tua band grind-core abbia forti influenze sludge, ed è esattamente quello che succede ai Soilent Green, nome ispirato dal quasi omonimo film con Charlton Heston (in Italia 2022: I Sopravvissuti). Grindcore, sludge e aggiungiamoci una discreta dose di death metal frullati e dati in pasto a disagiati di ogni genere è quello che troverete ascoltando il devastante “Pussysoul”, raffinatissimo esordio. La band sarà in vita molto sfortunata: il bassista Scott Williams sarà ucciso dal suo compagno di stanza in un atto di omicidio/suicidio mentre il cantante Glenn Rambo non sopravviverà all’uragano Katrina del 2005. Il chitarrista Brian Patton lo troviamo anche negli Eyehategod, il batterista Tommy Buckley è attualmente nelle fila dei Crowbar.

21 ) Damad ‎– Rise And Fall (1997, Prank)

La scena sludge di Savannah è stata una delle più vitali grazie soprattutto all’opera dei Damad di Phillip Cope, futuro Kylesa. Il lavoro della band, con la compianta cantante Victoria, ha contribuito a portare la città nelle tappe “live” delle formazioni del genere, portando nuovi adepti nel circuito underground. Damad suonavano un agguerrito hardcore-sludge piuttosto apocalittico sulla scia dei primissimi Neurosis. C’è anche un pochino di psichedelia che verrà poi ampliata nei successivi Kylesa. Damad erano una band strana, che suonava del metal/hardcore realmente alternativo, senza compromessi e di grande impatto.

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22 ) Jucifer ‎– Calling All Cars On The Vegas Strip (1998, Crackrock)

Jucifer sono un duo di Athens, Georgia, che da anni gira il mondo con amplificatori giganteschi suonando nelle locations più disparate. Agli esordi erano un onestissimo gruppo definibile grunge-sludge, praticamente una versione più dura delle Babes In Toyland: voce da adolescente disturbata, riffoni ribassati e canzoni sbilenche. Una strada che oggi è battuta da band come Rosy Finch e Bala e che meriterebbe maggiore traffico.

23 ) Noothgrush ‎– Erode The Person (1998, Super Urine Monkey)

Noothgrush vengono da Oakland, California, e in 25 anni e più di carriera hanno pubblicato una manciata di dischi, più svariati split (formato che nel genere è sempre andato forte), quasi tutti autoprodotti o comunque pubblicati da piccolissime etichette indipendenti. Verosimilmente il disco più facile da trovare è lo split con i Coffins uscito per Southern Lord nel 2013, ma se siete fortunati non lasciatevi sfuggire “Erode The Person” che raccoglie il disco omonimo più una manciata di singoli. Il sound è molto cupo, decisamente ispirato dal primo doom, e con il solito piglio disperato tipico dello sludge: urla, rumore e fango. Band molto sottovalutata ma molto amata dai cultori del genere.

24 ) Greenmachine ‎– D.A.M.N. (1996, Taste)

Il nome “Greenmachine” è chiaramente ispirato dal leggendario brano dei Kyuss, loro si definiscono “hardcore rock”. Sono giapponesi e molto probabilmente devono aver ascoltato i Kyuss e l’hardcore a modo loro perchè questo “D.A.M.N.” è uno dei dischi più selvaggi e violenti che ascolterete nel genere. E’ un disco che prende così tanto bene dallo sludge che in un certo senso è da consigliare a tutti coloro che vogliono un riassunto del genere: suoni esagerati, fischi che escono dalle casse penetrandovi nel cervello senza pietà, urla belluine, batteria che molla schiaffoni senza sosta, riffoni da headbanging, psichedelia tossica: non manca niente. Nel 1998 fu ristampato da Man’s Ruin ed è l’unica versione che con un po’ di fortuna potreste trovare in qualche negozietto.

25 ) Meatjack – Trust (1999, At A Loss)

Pur avendo condiviso split con Damad e Bongzilla (e altre misconosciute band) i Meatjack non vengono quasi mai citati quando si parla di band sludge. Vengono forse ricordati di più i Darsombra, progetto successivo di Brian Daniloski, ma non parliamo certo di celebrità. E’ un grosso peccato perchè erano una band che riusciva a mediare con grande talento noise rock e sludge, un po’ come i Karp. Dissonanze, urla, bassi super distorti e un incedere implacabile sono le caratteristiche di un disco per tutti coloro che amano il noise rock più brutale. Fan dei Whores a rapporto anche qui.

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Redazione

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