25 dischi rappresentativi del 2020

Inutile specificare la drammaticità di una annata catastrofica come quella del 2020. Riusciremo a parlarne con lucidità solo fra parecchio tempo. Musicalmente è stato un anno anomalo, per di più è il primo del decennio, solitamente anomalo per definizione.

I big hanno preferito non rischiare e rinviare i propri dischi e tour a data da destinarsi, mentre molti album sia underground che major sono usciti esclusivamente in digitale con promessa di un formato fisico nel 2021. I live ovviamente sono stati cancellati, sostituiti dai concerti in streaming. Per alcuni una splendida idea, per altri un fallimento. Sicuramente un’opportunità. Il Covid-19 ha quindi rimescolato le carte in tavola tanto quanto fecero Napster e più recentemente Spotify, destabilizzando un’industria che ha fatto della versatilità l’unica arma di salvezza.

Oltre al Covid-19 è stato anche l’anno del movimento “Black Lives Matter”, che è tornato a far parlare di sè dopo l’uccisione di George Floyd da parte di alcuni poliziotti. Ma anche i movimenti femministi e soprattutto LGBT hanno guadagnato sempre più credibilità e consensi. Temi che troveremo anche in alcuni dischi trattati in questa lista.

Questi non sono i dischi migliori: ne sono stati pubblicati talmente tanti che è difficile fare una vera e propria cernita, ma quelli che hanno rappresentato l’annata per i nostri gusti di curatori di un sito attento a guardare al futuro, al presente e al passato. Perchè la musica che esce oggi è quella che ascolteremo domani. Se conoscete il sito saprete che per noi non esistono barriere di genere: qui dentro troverete rock, punk, black metal, death metal, jazz, soul, hip hop, pop, indie, elettronica, ambient. I generi servono ai negozianti e ai critici: non agli ascoltatori!

E’ anche vero che in quanto “critici” ci divertiamo a fare le classifiche di vario tipo: quindi potete trovare quelle black metal, noise, punk, nu-metal, stoner cliccando sui relativi generi.

1 . IRREVERSIBLE ENTANGLEMENTS – WHO SENT YOU (INTERNATIONAL ANTHEM / DON GIOVANNI)


Moor Mother, ovvero Camae Ayewa Ann Inez, è un faro nella nebbia. Se volete ascoltare un disco originale e affascinante cercate nella sua discografia e pescate ad occhi chiusi. Quest’anno ha pubblicato “Circuit City” non inserito in lista solo perchè c’è questo “Who Sent You”, realizzato con gli Irreversible Entanglements, eccezionale lavoro di spoken word e jazz lanciato nello spazio. Sci-fi, afro beat e avant-jazz dialogano con naturalezza in un disco che attinge dal passato ma rappresenta il 2020 quanto il 2030. Monumentale.

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2. JEFF PARKER – SUITE FOR MAX BROWN (INTERNATIONAL ANTHEM)

Il chitarrista dei Tortoise Jeff Parker dopo aver tributato il padre (The New Breed, 2016) onora la madre Maxine. L’album suona come una stazione radio specializzata: si spazia da beat elettronici, divagazioni jazz, momenti sperimentali e noise, funk, soul, blues e rock. E’ un disco di gran classe ma è anche piacevole da ascoltare e non stanca mai. Basta una sola parola: qualità!

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3 . MOSES SUMNEY – græ (JAGJAGUWAR)

Sembra assurdo che un disco del genere esca con il marchio della piccola indie label Jagjaguwar. Questo dimostra come le grandi produzioni possono essere fatte semplicemente con le grandi idee e i giusti collaboratori. Moses Sumney per il suo secondo disco pesca nel meglio: Thundercat al basso, Shabaka Hutchings (The Comet Is Coming) al sassofono, Jamire Williams (Jeff Parker) alla batteria, Daniel Lopatin (Oneothrix Point Never) al synth e alla produzione, più tanti, tanti altri che vi lascio il piacere di scoprire. Il risultato è un album soul che attinge dal rock, dal jazz, dall’elettronica per creare un’opera senza un passo falso. Se ipoteticamente Prince, Trent Reznor e Dr Dre avessero collaborato per fare un disco “græ” sarebbe il risultato.

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4 . ORANSSI PAZUZU – MESTARIN KYNSI (NUCLEAR BLAST)

Pur essendo una band “metal” e pubblicando dischi per Nuclear Blast i finlandesi Oranssi Pazuzu hanno sempre flirtato con lo space rock. Il nuovo lavoro sposta l’asticella ancora di più sul versante psichedelico / kraut rock. Il risultato è un disco heavy ma in grado di lasciare tutti senza fiato. O senza neuroni. Originale, estremo e affascinante.

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5 . PHOEBE BRIDGERS – PUNISHER (DEAD OCEANS)

Phoebe Bridgers, classe 1994, arriva al secondo disco con parecchie esperienze, collaborazioni e sicurezza. Essersi confrontata con le amiche/colleghe Julian Baker e Lucy Dacus nel trio Boygenius ma soprattutto con l’esperto Conor Oberst nel progetto Better Oblivion Community Center ha dato alla cantautrice quei tricks che mancano a tante sue coeve. Al di là della bellezza delle composizioni (melodiche, malinconiche, lo-fi, pompose, spensierate: il piatto è ricco) “Punisher” è un disco del 2020 perchè Phoebe l’ha portato nelle nostre case per tutto l’anno, senza farsi abbattere dalle difficoltà della pandemia e inventandosi modi per promuoverlo e farsi notare. Segno che per lei questo disco è qualcosa di più di un semplice album da mettere in rotazione su Spotify.

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6 . LINA_RAUL REFREE – LINA_RAUL REFREE (GLITTERBEAT)

Lo spagnolo Raul Refree, dopo aver lanciato la carriera di Rosalia ed essere un collaboratore fisso di Lee Ranaldo ha deciso di mettere mano alla musica del vicino Portogallo. Non una musica qualunque ma il malinconico fado. Prende in mano synth, tastiere e pianoforte e chiama la dotatissima cantante Lina Rodrigues. Il risultato è un disco che dona parecchie lacrime. Canzoni drammatiche, malinconiche e oscure che non vi abbandoneranno facilmente. Anzi ne vorrete ancora. Pubblica Glitterbeat, etichetta specializzata in musica proveniente da ogni parte del mondo: imperdibili i dischi di Altin Gun, Tamikrest, Pulled By Magnets, Liraz, solo per limitarci al 2020.

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7 . LITURGY – ORIGIN OF THE ALIMONIES (YLYLCYN)

I Liturgy o li si odia o li si ama. Partita come band black metal la creatura di Hunter-Hunt Hendrix (dichiaratosi donna all’inizio del 2020) si è evoluta in un modo tutto suo. Talmente avantgarde da schifare i metallari, talmente estrema da schifare i rockettari, talmente eccentrica da schifare il resto degli ascoltatori. “Origin Of The Alimonies” è un disco densissimo sia liricamente che musicalmente e ha bisogno di parecchio tempo per essere capito e sviscerato. Ma basta anche un ascolto per innamorarsene. Un album che flirta con la classica contemporanea, l’opera e il metal estremo. No, non come farebbero i Dimmu Borgir: esattamente all’opposto.

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8 . MOURNING (A) BLKSTAR – THE CYCLE (DON GIOVANNI)

Un disco nato letteralmente in vetrina! Il collettivo di Cleveland ha preparato i brani del loro quarto disco all’interno di un negozio nell’orario di chiusura coinvolgendo curiosi e passanti ad ascoltare le composizioni di “The Cycle”. Mourning (A) Blkstar è un collettivo di musicisti, scrittori, artisti decisamente politicizzati e critici contro il sistema USA. 17 brani spalmati in doppio LP (o nel classico e ormai vintage CD) di soul, blues, elettronica, gospel, musica del passato e del futuro.

9 . HUMAN IMPACT – HUMAN IMPACT (IPECAC)

I supergruppi sono dei pacchi, è risaputo. Ma Human Impact più che un supergruppo è il nuovo progetto di Chris Spencer degli Unsane che ha chiamato con sè Jim Coleman (Cop Shoot Cop) all’elettronica, Chris Pravdica (Swans, Xiu Xiu) al basso e Phil Puleo (Cop Shoot Cop, Swans) alla batteria. Il risultato è puro disagio metropolitano “Made in New York”. La band dispensa malessere, pessimismo e fastidio verso la razza umana in 10 brani di noise rock “adulto”. Si può essere raffinati, intelligenti e fastidiosi? Certamente: Human Impact ne sono la prova.

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10 . SAULT – UNTITLED (RISE) / UNTITLED (BLACK IS) (FOREVER LIVING ORIGINALS)

Il misterioso collettivo inglese Sault ha realizzato ben due dischi capolavoro in un anno usciti separatamente ma che noi trattiamo come unico monumentale disco da acquistare in blocco. Misterioso perchè a parte una manciata di nomi (il producer Inflo, la cantante Cleo Sol, il rapper Kid Sister e l’ospite Michael Kiwanuka) non si conoscono le identità dei musicisti appartenenti a questo progetto. La qualità è però altissima in entrambi i dischi. Pensate i due “Untitled” come una gigantesca opera di orgoglio black in cui vengono sviscerati soul, jazz, r&b, hip-hop, dance, disco, funk con l’impegno post-omicidio di George Floyd. Una pietra miliare. Anzi due.

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11 . ALGIERS – THERE IS NO YEAR (MATADOR)

Accolto in maniera piuttosto tiepida rispetto agli album precedenti degli Algiers “There Is No Year” è un piccolo gioiello che merita di essere ripescato. E amato. La produzione di Randall Dunn e Ben Greenberg mettono a fuoco gli intenti di Franklin James Fisher, i cui testi sono presi da un suo poema intitolato “Misophonia” e sono più centrali che mai. La straordinaria performance del cantante viene enfatizzata dalle basi fornite dalla band: un po’ rock, un po’ oscure, un po’ elettroniche, un po’ post-punk. Definiamoli industrial-gospel ma (ri)ascoltiamoli.

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12 . FONTAINES D.C. – A HERO’S DEATH (PARTISAN)

Di quali band di questi ultimi anni ci ricorderemo nel 2040? Tante, poche, chissà. Ci saranno anche i Fontaines D.C. o riusciranno a rovinare la splendida carriera che hanno costruito con i primi due dischi? “Dogrel” è uscito nel 2019 e ha sbancato le playlist di fine anno. Avendo i riflettori puntati addosso “A Hero’s Death” è stato accolto con amore, odio, indifferenza. Ciò non toglie che è il perfetto seguito al precedente. Post-punk un po’ noise sia “depresso” che “sculettante”, con forti dosi di brit-rock sormontato dall’iconica voce di Grian Chatten che conquista grandi e piccini con il suo forte accento irlandese. Magari con il terzo disco ci verranno a noia ma “A Hero’s Death” è ancora un gran bel lavoro.

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13 . KING KRULE – MAN ALIVE! (MATADOR)

Non ricordo dove ho letto che Archy Ivan Marshall (aka King Krule, classe 1994) gioca un campionato tutto suo ma non si può riassumere meglio l’attitudine musicale di un (non più) piccolo genietto dell’art-pop. King Krule è un crooner moderno che maneggia pop, jazz, soul, lo-fi, hip-hop, indie con sapienza usandoli per creare canzoni stupende. Non aspettate troppo per innamorarvene: questo è già il suo terzo capolavoro.

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14. FIONA APPLE – FETCH THE BOLT CUTTERS (EPIC)

Passata l’isteria iniziale (incredibile) è ora possibile valutare quasi oggettivamente il quinto disco di Fiona Apple. Ma, in realtà, proprio l’esplosione di hype è parte stessa dell’importanza che questo disco ha avuto in questo 2020. Importanza che non hanno avuto “Tidal”, “When The Pawn”, “Extraordinary Machine” e “The Idler Wheel”, dischi non meno belli, anzi. Però, forse, molte persone in questo anno sconvolgente hanno avuto bisogno di questo disco. E, quindi, perchè non ammettere che Fiona Apple ha pubblicato il disco giusto al momento giusto? Non sarà il “perfect 10” di Pitchfork ma un bel 8 lo merita. “Felt The Botch Cutters” è art-pop, come lo facevano (meglio?) Kate Bush e (peggio?) Tori Amos. Se siete scettici iniziate con piccole dosi.

15 . HORSE LORDS – THE COMMON TASK (NORTHERN SPY)

Sassofono, chitarra, basso e batteria è una combinazione di strumenti che difficilmente sbaglia. Se poi si ritrovano assieme a suonare del math-rock direi che hanno vinto in partenza. Horse Lords da Baltimora suonano proprio un ipnotico math rock con fortissime influenze kraut psichedeliche vagamente jazzate. Brani lunghi e ipnotici che faranno impazzire gli amanti delle sonorità storte e porteranno mal di testa a tutti gli altri.

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16 . SARAH DAVACHI – CANTUS, DESCANT (LATE MUSIC)

Sarah Davachi e 5 organi (registrati ad Amsterdam, Chicago, Vancouver, Copenhagen e Los Angeles): non basta molto per fare un bel disco. Musica rilassante, ambient, drone e qualche accenno a folk ed elettronica su temi che rimandano alla musica medioevale. Non è dungeon synth da cameretta suonato da adolescenti che vogliono emulare Burzum e la differenza si sente.

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17 . ANNA VON HAUSSWOLFF – ALL THOUGHTS FLY (SOUTHERN LORD)

Altro disco “solo organo” e altro piccolo capolavoro. Ad onor del vero Anna Von Hausswolff (recentemente anche collaboratrice degli Swans) l’abbiamo messa un po’ più in basso solo perchè sappiamo che è capace di dischi di caratura ancora superiore (il penultimo “Dead Magic” è da avere senza se e senza ma, e pure “The Miraculous”) ma “All Thoughts Fly” è magia pura. Registrato presso l’Örgryte New Church di Goteborg se dobbiamo definirlo in un genere potrebbe essere il drone e la dark ambient ma sarebbe riduttivo. Procuratevi il vinile, mettetelo sul piatto e vedete cosa succede.

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18 . GULCH – IMPENETRABLE CEREBRAL FORTRESS (CLOSED CASKET ACTIVITIES)

Sarà che dura poco più di 15 minuti ma questo disco è girato tanto nello stereo in questo 2020. I californiani Gulch (tra di loro membri dei Drain, che hanno pubblicato un ottimo disco nel 2020) hanno creato un grosso hype grazie alle loro esibizioni leggendarie. Pensate che prima ancora di avere un album i fan hanno fatto incetta di tutto il loro merchandise. Tutti i riflettori della scena erano quindi rivolti verso questo esordio e direi che ne sono usciti tutti soddisfatti: gli schiaffoni volano alla grande! File Under: Power violence / hardcore / death metal / grindcore / mosh violento. Gran finale con la cover di “Sin In My Heart” di Siouxsie And The Banshees.

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19 . CRACK CLOUD – PAIN OLYMPICS (MEAT MACHINE)

Nel 2020 il post-punk è più vivo che nel 1987. Chi l’avrebbe mai detto? Uno dei lavori meno didascalici è quello dei canadesi Crack Cloud, collettivo di artisti pazzoidi che fanno un po’ di tutto. Tra cui anche musica. E, in quanto canadesi, lo fanno a modo loro. “Pain Olympics” raccoglie al meglio il sound futuristico tipico del post-punk e gli inietta dosi di cinismo post-apocalisse. Come se tutte le meraviglie sognate negli anni 80 si fossero rivelate spazzatura. Un momento: forse è realmente così! L’esordio dei Pain Olympics è misterioso e affascinante, imprevedibile e sincero. La copertina lo fa sembrare una trashata retrowave, e un pochino lo è. Ma sotto la patina “neon” c’è molto di più.

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20 . BILLY NOMATES – BILLY NOMATES (INVADA)

Gli Sleaford Mods sono un male necessario e quest’anno purtroppo hanno pubblicato solamente la raccolta “All That Glue”. Ma hanno anche fatto uscire il singolo “Mork N Mindy” con ospite una biondina col mullet chiamata Billy Nomates. Nel suo disco d’esordio omonimo troviamo ospiti proprio Jason Williamson dei Sleaford Mods che presta la sua “ugola” in “Supermarket Sweep”. Billy (scoperta e prodotta da Geoff Barrow dei Portishead) ha realizzato un disco che sta a metà strada fra le basi minimali del duo e l’attitudine “solo” di Kate Tempest ma con una vocalità che attinge dal soul e dalla black music. Il risultato funziona, grazie ad una manciata di ottime canzoni che zitte zitte si infileranno tra i vostri neuroni e difficilmente se ne andranno.

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21 . RUN THE JEWELS – RTJ4 (BMG)

El-P e Killer Mike mettono a segno l’ennesimo centro e l’ennesimo attacco al sistema. L’uscita (digitale) dell’album è stata anticipata di due giorni apposta per fare da colonna sonora alle proteste del “Black Lives Matter”. Fra sampler (Gang Of Four, Gang Starr…) e ospiti illustri (Greg Nice, DJ Premier, 2 Chainz, Pharrell Williams, Mavis Staples, Josh Homme, Zack de la Rocha) il quarto album dei Run The Jewels mostra, se mai ce ne fosse bisogno, che il loro è il sound perfetto di questi anni complicati.

22 . MR BUNGLE – THE RAGING WRATH OF THE EASTER BUNNY DEMO (IPECAC)

Mr Bungle sono la creatura “crossover” di Mike Patton, il gruppo adolescenziale che si è portato avanti per quasi tutta la carriera. La loro musica è un mix fra Frank Zappa e John Zorn: stranezze assortite, tecnica al servizio di idee complicate e strampalate, divertimento e attitudine dissacrante. I loro tre album “Mr Bungle” (1991), “Disco Volante” (1995), “California” (1999) sono imperdibili capolavori degli anni 90. Dopo più di 20 anni tornano con un nuovo disco che non è altro che la rivisitazione del loro primo demo targato 1986 dove suonavano….thrash metal!! Quindi Patton, Trey Spruance e Trevor Dunn chiamano i loro amici Scott Ian (Anthrax) e Dave Lombardo (Slayer/Fantomas) e lo risuonano per intero. Ne viene fuori uno dei migliori dischi metal degli ultimi anni: divertente, suonato in modo magistrale e potente. All’interno anche cover di S.O.D. e Corrosion Of Conformity. Cosa chiedere di più?

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23 . CHUBBY & THE GANG – SPEED KILLS (STATIC SHOCK)

Quest’anno sono usciti parecchi bei dischetti di genere punk ma l’esordio dei londinesi Chubby & The Gang è quello che ha messo d’accordo tutti. Veloce, scorretto, orecchiabile attinge dal punk rock, dall’oi e dall’hardcore. Puzza di pub, di strada e di mattoni grigi sulla faccia.

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24 . NECROT – MORTAL (TANK CRIMES)

Ah il caro vecchio Death Metal Old School!! I Necrot da Oakland vedono la presenza di Luca Indrio degli Acephalix, Sonny Reinhardt dei Saviours e Chad Gailey dei Vastum e con “Mortal” raggiungono l’ambito traguardo del secondo album tributando il sound di Autopsy, Dismember e del meglio degli anni 90. Originalità? Zero. Divertimento? Tanto. Putrescenza? A mille. “Mortal” è l’album di genere più suonato da queste parti e qualcosa vorrà dire.

25 . KELLY LEE OWENS – INNER SONG (SMALLTOWN SUPERSOUND)

Dopo l’ottimo disco di debutto la producer gallese di base a Londra Kelly Lee Owens alza la posta in gioco e aspira ad un posto tra i grandi. “Inner Song” si apre con la cover dei Radiohead di “Arpeggi” tratta da In Rainbows mentre a metà disco troviamo una collaborazione con John Cale (da cui è stato estratto un eccezionale videoclip). Troppo presto per dire se diventerà un nome grande nell’elettronica ma è indubbio che l’album sia uno dei più affascinanti di questo 2020. Elettronica che flirta con il dream-pop, arpeggiatori, suonini e beat da dance floor. Un album all’apparenza semplice ma denso di contenuti e idee.

Riassunto:

Irreversible Entanglements – Who Sent You?
Jeff Parker – Suite For Max Brown
Moses Sumney – grae
Oranssi Pazuzu – Mestarin Kynsi
Phoebe Bridgers – Punisher
Lina_Raül Refree – Lina Refree
Liturgy – Origin of the Alimonies
Mourning (A) Blkstar ‎– The Cycle
Human Impact – Human Impact
Sault – Untitled (Rise) / Untitled (Black Is)
Algiers ‎– There Is No Year
Fontaines DC – A Hero’s Death
King Krule – Man Alive!
Fiona Apple – Fetch The Bolt Cutters
Horse Lords – The Common Task
Sarah Davachi – Cantus, Descant
Anna Von Hausswolff – All Thoughts Fly
Gulch – Impenetrable Cerebral Fortress
Crack Cloud – Pain Olympics
Billy Nomates – Billy Nomates
Run The Jewels – Run The Jewels 4
Mr. Bungle – The Raging Wrath Of The Easter Bunny Demo
Chubby & The Gang – Speed Kills
Necrot – Mortal
Kelly Lee Owens – Inner Song

Redazione

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