Stoner Rock: Il Rancho De La Luna

Nel precedente capitolo abbiamo visto come i ragazzi ribelli di Palm Desert cercarono una via di fuga dal deserto prendendo in mano gli strumenti.

C’è chi il deserto lo vedeva come un punto di arrivo.
Dave Catching, cantautore nato a Memphis, e Fred Drake decisero di isolarsi nel deserto, prendere una piccola casetta e adibirla a studio di registrazione. Potrebbe sembrare un’idea folle andare lontani chilometri e chilometri dalla metropoli più vicina e riempire la casa di microfoni e registratori di ogni tipo, per lo più stravaganti. Certamente non era uno studio pensato per le major, ma qualcuno iniziò ben presto a bussare alla loro porta nel deserto del Joshua Tree, poco lontano da Palm Desert e Palm Spring.

Nel 1994 i Wool furono tra i primi personaggi a varcare la soglia del Rancho De La Luna (questo il nome scelto per “il residence per musicisti”). La band, formata da Franz e Peter Stahl provenienti dagli Scream, Al Bloch dai Concrete Blonde e Peter Moffett dai Government Issue, potè godersi la bellezza di creare musica in completo isolamento in uno scenario naturale mozzafiato. Purtroppo la band si sciolse poco dopo: Franz sostituì Pat Smear nei Foo Fighters di Dave Grohl (che prima di entrare nei Nirvana era il batterista degli Scream) e Peter diventerà il cantante dei Goatsnake con l’ex sezione ritmica dei The Obsessed (Guy Pinhas e Greg Rogers) e l’ancora sconosciuto Greg Anderson (futuro Sunn O))) e appena uscito dai Burning Witch). I frutti di quelle giornate saranno pubblicati anni dopo con il nome “Lunar Momento: Lost Rancho Session” (2012).

Leggi anche : Dave Grohl, dall’Hardcore ai Foo Fighters // Greg Anderson, La Carriera del Southern Lord.

A band già sciolta uscì lo split con un’altra formazione che aveva appena cessato l’attività: i Kyuss. Anche loro, come i Wool, fecero un’ultima session al Rancho De La Luna. Non ne uscì un disco ma una manciata di brani che vennero pubblicati postumi: “Shine” (contenuta nello split con i Wool), “Into The Void” dei Black Sabbath, “Fatso Forgetso” (presenti nel 10″ uscito per Man’s Ruin) e “Fatso Forgotso Phase II” (Flip The Phase) (bonus dello split CD con i Queens Of The Stone Age che racchiude i brani del singolo della Man’s Ruin).

Da questo momento in poi si può affermare che iniziò l’epoca d’oro del Rancho De La Luna, con una processione infinita di musicisti provenienti da Palm Desert e dal resto del mondo che continua ancora oggi.

Dopo aver militato come seconda chitarra negli Screaming Trees, l’ex mastermind dei Kyuss Josh Homme, demotivato dal music business e desideroso di tornare alle origini del sound da “generator party”, si diresse solo soletto da Fred Drake e Dave Catching per passare qualche giornata rilassandosi nel nulla più totale e jammando in libertà con loro. Vennero a trovarlo alcuni amici: Pete Stahl, ormai di casa, gli ex compari Alfredo Hernandez e Brant Bjork, ma soprattutto John McBain dei Monster Magnet e Ben Shepherd dei Soundgarden. Questi ultimi avevano già unito le forze negli splendidi progetti acid-rock Hater e Wellwater Conspiracy (con anche Matt Cameron) ed erano orfani delle rispettive band madri.

Il neonato gruppo si battezzò “The Acquitted Felons” e jammò per tre giorni sotto gli effetti di funghi allucinogeni. Senza dubbio una delle performance più “stoner” di sempre. A rendere pubblici quei brani deliranti ma affascinanti ci pensò la Man’s Ruin di Frank Kozik, artista visuale di San Francisco, che stava producendo dischi in edizione limitata di band di area noise-rock, hardcore, garage, grunge, punk e psichedelica. Il progetto si rinominò “The Desert Sessions” e ben presto quel vinile in 10″ blu sarebbe diventato uno degli oggetti più ambiti dai collezionisti del genere. Ma non solo: l’idea stessa divenne uno dei simboli del desert rock, alla pari dei generator party.

Di Desert Sessions ne furono pubblicate 12 tra il 1997 e il 2019 (ma con una pausa di 16 anni tra la 10 e la 11) e furono laboratorio per alcune band della zona, in particolare Queens Of The Stone Age, Earthlings? e Eagles Of Death Metal. Nel volume 3, troviamo due versioni embrionali di “Avon”, brano che sarà ri-registrato e inserito nel primo disco della nuova band di Homme, qui pure in una versione cantata da Pete Stahl (intitolata “Nova”), mentre nel volume 5 troviamo “You Think I Ain’t Worth A Dollar, But I Feel Like A Millionaire” con ospite Mario Lalli.

Gli Earthlings? debuttarono nella Desert Sessions volume 3 ed erano la creatura di Dave Catching e Fred Drake assieme all’ormai fratello acquisito Peter Stahl. Nel corso della breve carriera (terminata prematuramente a causa della triste morte per cancro di Fred Drake) ingloberà numerosi ospiti come Barrett Martin e Mark Lanegan dagli Screaming Trees, Dave Grohl e Victoria Williams. Nei due dischi (l’omonimo del 1998 e “Human Beans” del 2000) ascoltiamo materiale privo di genere, suonato in libertà e ricco di fascino. Mettere sullo stereo i loro dischi equivale a essere nel loro salotto a guardarli suonare fumando spinelli, bevendo birra e cucinando qualcosa di piccante.

Dopo aver lasciato i Kyuss e aver affrontato un periodo di depressione e stress, Brant Bjork entrò nei Fu Manchu come batterista con cui registrò l’epocale “The Action Is Go” (1997). Appena entrato nella band accompagnò i suoi nuovi compari nel Rancho De La Luna dove registrarono il mitico EP “Godzilla” contenente l’omonima cover dei Blue Oyster Cult. Produce Josh Homme, ormai ospite fisso del Rancho.

Se cercavate un fil rouge fra i tre giganti del genere stoner Kyuss, Monster Magnet e Fu Manchu l’avete appena scoperto: il Rancho De La Luna. E la Man’s Ruin di Frank Kozik, che contribuì con le sue grafiche retro (sia copertine dei dischi che le pubblicità) a solleticare l’immaginario dei curiosi.

E mentre Brant Bjork entrava nel gruppo ad andarsene erano Ruben Romano e Eddie Glass in procinto di fondare i Nebula.
Dopo un paio di split (con gli svedesi Lowrider e con gli italiani That’s All Folks, lo stoner in nel nostro paese era già presente, ma ne riparleremo) i Nebula si chiusero al Rancho De La Luna per registrare l’eccezionale EP “Let It Burn” (Tee Pee, 1998).

Erano anni in cui qualunque disco del genere era assolutamente imperdibile: le band erano super ispirate e non erano ancora arrivati cloni ed etichette a rovinare tutto. Il verbo “heavy psych” si stava diffondendo nel mondo: Argentina (Natas), Svezia (Dozer), Italia (Hogwash, Vortice Cremisi, That’s All Folks), Olanda (Beaver, 7Zuma7) : il suono del deserto non conosceva confini. E anche il Rancho De La Luna ne beneficiò ricevendo chiamate da ogni parte del mondo da artisti via via sempre più importanti, curiosi di assaporare le specialità del luogo e di circondarsi dai musicisti della scena.

Mark Lanegan registrò “Scraps At Midnight” (1998), “Here Comes That Weird Chill” e “Bubblegum” (2004, praticamente una Desert Sessions); Melissa Auf Der Maur registrò l’esordio omonimo (2004); i Masters Of Reality “Deep In The Hole” (2001) e “Pine/Cross Dover” (2009); addirittura Artic Monkeys, Iggy Pop, Motorpsycho, Tinariwen, Foo Fighters si inoltrarono nel deserto in quella piccola casetta in mezzo al nulla!! Quello che era uno studio “non da major” divenne l’oasi felice di tanti artisti rock. Come accadde con i Kyuss il successo del Rancho De La Luna avvenne grazie alla semplicità di proporsi senza maschere, sovrastrutture e artifici. Solo una casa, degli strumenti, un ambiente famigliare in un contesto unico al mondo.

Se siete curiosi vi consiglio di cercare il documentario “Sonic Highways” dedicato alla città di Los Angeles dove viene sviscerato lo studio e di guardarvi qualche bel video su Youtube:

Ma gli ex Kyuss cosa stavano combinando? Lo scopriremo nel prossimo capitolo…

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