High On Fire, guida essenziale per neofiti

Chi sono quei tre stravaganti personaggi che hanno vinto il Grammy Awards 2019 per la miglior “metal performance”? Non certo dei novellini da come avete potuto vedere. E come mai non ne avete mai sentito parlare? Questo articolo vi viene in aiuto.

La storia degli High On Fire parte da lontano, precisamente nel 1998: a causa di problemi con l’etichetta, gli Sleep si sciolgono. Avevano dato alla London, la loro label del tempo, un disco formato da una sola canzone da più di 40 minuti intitolata “Jerusalem”. I dirigenti della major bocciarono l’album e di fatto bloccarono la carriera degli Sleep che, nel giro di qualche mese, non potendo di fatto fare niente, furono costretti a sciogliersi. “Jerusalem” fu inizialmente pubblicato come bootleg da parte della band (con lo splendido artwork di Arik Roper), successivamente in maniera ufficiale dalla Rise Above / Music Cartel. Qualche anno dopo la ristampa della TeePee allungò il brodo e rinominò il disco “Dopesmoker”. Il culto del disco crebbe a tal punto che l’etichetta Southern Lord dal 2012 continua a ristamparlo in CD e vinile senza sosta.

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Il trio formato da Chris Hakius (batteria), Al Cisneros (basso) e Matt Pike (chitarra) si sfaldò e ognuno andò per la propria strada: Hakius suonerà nei Samians e assieme a Cisneros formerà gli OM, che lascerà dopo tre dischi (per certi versi i migliori: “Conference Of The Birds”, “Variations On A Theme”, “Pilgrimage”). Matt Pike nel 1998 coinvolge il batterista Des Kensel e il bassista George Rice nel nuovo progetto High On Fire.

Nel 1999 pubblicarono il primo EP omonimo per la 12th Records contenente “Blood From Zion”, “10,000 Years” e “Master Of Fists” che saranno inserite nel disco d’esordio “The Art Of Self Defense”. A pubblicarlo questa volta è la leggendaria etichetta Man’s Ruin Record dell’artista visuale Frank Kozik, che in quegli anni era un nome grosso nel circuito stoner / doom mondiale grazie alla pubblicazione di dischi di Kyuss, Queens Of The Stone Age, L7, Alabama Thunderpussy e mille altri. L’album, pubblicato nel 2000, fu registrato dal guru underground Billy Anderson che aveva già prodotto i dischi degli Sleep e negli anni 90 si era fatto notare dietro alla console registrando Neurosis, Melvins, Brutal Truth, Buzzoven. “The Art Of Self Defense” è il naturale passaggio successivo agli Sleep: i brani mantengono l’assalto doom psichedelico ma è come se fossero suonati al doppio della velocità. La costruzione è però elaborata come quello di una band metal, pubblico a cui si rivolge la band. Nel 2000 un progetto di questo tipo fu particolarmente azzardato considerato che eravamo in piena esplosione del fenomeno nu-metal e che le band metal tradizionali stavano arrancando terribilmente. “The Art Of Self Defense” sarà ristampato dalla TeePee nel 2001 (dopo la chiusura della Man’s Ruin) e dalla Southern Lord nel 2012.

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Nel 2001 la band firmò un contratto con la Relapse Records. Il cambio di etichetta servì per sdoganare il nome High On Fire tra i metallari attenti ai suoni underground e non più solo tra gli appassionati dello stoner/doom. Questa fu una mossa molto importante perchè dimostrò come l’obiettivo di Mike fosse quello di portare la sua creatura a livelli sempre più ampi ma senza rinunciare alla propria attitudine. Il 2002 è l’anno di “Surrounded By Thieves”, sempre prodotto da Billy Anderson. Il sound si fa più oscuro, più minaccioso, vicino a quello che stavano sviluppando parallelamente i compagni di etichetta Mastodon (che avevano appena pubblicato “Remission”). Ed è proprio con i Mastodon che la band affronterà un tour europeo che li porterà anche dalle nostre parti e condividerà uno split.

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Dopo la pubblicazione di “Surrounded By Thieves” George Rice lasciò la band sostituito da Joe Preston, precedentemente bassista nei Melvins. Nel 2004 esce l’album dal vivo “Live at Contamination Festival” e nel 2005 è l’ora di “Blessed Black Wings”, registrato a Chicago da Steve Albini. Per certi versi la summa del sound “High On Fire”: epicità metal, assalti frontali e un retrogusto hard rock finora inedito, senza dimenticare i consueti viaggi psichedelici. La registrazione di Albini mostra il lato più live e diretto della band, sacrificando i toni più oscuri ma guadagnando in compattezza. “Blessed Black Wings” ha il suono del metal marcio di Motorhead, Celtic Frost, Hellhammer, Venom suonato con l’irruenza punk di Melvins e Zeke (il cui bassista Jeff Matz sostituirà Joe Preston). Se dovete partire da un disco partite da qui: successivamente andate indietro se volete più sludge e psichedelia, andate avanti se volete più metal.

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Per il quarto album gli High On Fire si chiusero in studio con il re del grunge Jack Endino e nel 2007 pubblicarono “Death Is This Communion”, strabiliante disco di “metal’n’roll”, per certi versi affine al sound più rockettaro degli svedesi Entombed (periodo “Uprising” e “Morning Star”). Ormai la band è fra le più importanti del mondo metal underground americano assieme a Mastodon, Baroness, Kylesa e ha ben chiaro che difficilmente potrà andare oltre, se non compiendo un altro, pericoloso, salto: firmare per una major.

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Firmare per una major disintegrò gli Sleep ed ecco perchè per Pike deve essere stata una scelta molto ponderata lasciare Relapse. Certo, sono passati 10 anni e non è più un pivello sfattone, ma solo uno sfattone, quindi teoricamente dovrebbe aver guadagnato esperienza per non farsi fregare. Curiosamente gli Sleep stavano raggiungendo in quel periodo lo status di culto proprio per la scelta estrema di dare in pasto ad una major un disco invendibile. Gli High On Fire avevano bisogno di qualcosa di più: sfondare nel difficilissimo mercato del metal, con i suoi suoni e le sue idee. Matt ha scelto di vivere con la sua chitarra e con la sua musica e l’unico modo per portare a casa qualche assegno e garantirsi una vecchiaia pseudo decente era passare dalle “forche caudine”. Ma decise di farlo a modo suo: non cambiando di una virgola il sound e l’atteggiamento della band. Fu quasi come ricominciare da zero: passare da headliner nei club a opener “sconosciuto” nelle arene non è facile ma con tenacia e determinazione si può arrivare anche a vincere un Grammy Awards.

Nel 2010 arrivò “Snakes For Divine”, prodotto da Greg Fidelman, già al lavoro con Metallica, Slayer, System Of A Down, Slipknot, Audioslave, Johnny Cash.

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Il sound, ovviamente più ripulito, non perde niente della spinta iniziale, ricordando i momenti più heavy dei Motorhead e puntando tutto sull’impatto. In un ambiente fatto di suoni puliti e precisi gli High On Fire, anche dopo una doccia, sono sporchi e naturali come l’amico cialtrone che rutta al ristorante di lusso e si fa una risata. La scommessa è vinta! Ora si tratta di “diventare famosi” e il modo migliore è andare in tour. Negli Stati Uniti da headliner in compagnia di Bison BC, Black Cobra e Priestess, in Europa di spalla ai Metallica, cosa possibile grazie al nuovo management (che è lo stesso degli Slayer).

Nel 2012 pubblicarono “De Vermis Mysteriis”, primo disco senza la copertina di Arik Roper dai tempi di “Surrounded By Thieves”, questa volta affidata al tattoo artist Tim Lehii. La produzione è affidata a Kurt Ballou dei Converge, che si occuperà anche dei dischi pubblicati fino ad oggi. Il sound torna ad essere massiccio e sporco, con le chitarre di nuovo in evidenza e la sezione ritmica libera di spaccare in lungo e largo. Se il precedente mostrava una band che rischiava di impantanarsi con scelte via via più “comode” (come successo ai Mastodon), invece “De Vermis Mysteriis” non lascia un attimo di tregua: rullate, assoli, riff, voce sporca tutto è espresso alla massima potenza.

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Matt Pike mostra i primi problemi di salute, a causa di una vita di eccessi (meglio non soffermarsi sulle sue abitudini di droga e alcol) e all’avanzare del diabete. Entra quindi in clinica per disintossicarsi cancellando un intero tour estivo.

Nei tre anni di silenzio (interrotti dal live “Spitting Fire Live Vol. 1 & Vol. 2”) si rimette in moto la macchina Sleep. Il rapporto con Cisneros è sempre stato fraterno e a sostituire Hakius è stato chiamato Jason Roeder dei Neurosis, che non sarà potente e dinamico come il predecessore ma è molto abile a manovrare i lenti ritmi del doom. Finalmente anche le nuove generazioni possono godere della potenza sprigionata dalla band di “Dopesmoker”.

Nel 2015 esce quindi “Luminiferous”, se possibile ancora più potente del precedente. L’alchimia fra la band e Kurt Ballou è perfetta, per certi versi sembra di ascoltare i Converge intenti a suonare metal. Ormai i particolari che distinguono un disco dall’altro sono irrilevanti ma la qualità delle composizioni è altissima.

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La carriera di Pike è sempre più a tempo pieno: gli Sleep riprendono a pubblicare dischi (“The Sciences”) e ad andare in tour e gli High On Fire onorano il contratto discografico con “Electric Messiah”, praticamente una dichiarazione d’amore per l’attitudine dei Motorhead, di cui gli High On Fire sono in qualche modo gli eredi spirituali.

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I problemi di salute di Matt Pike però si fanno sempre più seri e il diabete lo costringe ad annullare altri tour e ad una amputazione di un dito del piede. Ecco perchè ai Grammy Awards si è presentato con un bastone.

Non abbiamo mai avuto veramente bisogno di un premio per fare ciò che amiamo. Ventuno anni dopo,abbiamo ottenuto questo

Matt Pike ha sempre dimostrato lucidità e coerenza, passione e competenza e, incredibile a dirsi, ottimo gusto. I produttori scelti per i suoi dischi (Billy Anderson, Steve Albini, Jack Endino e Kurt Ballou: un poker d’assi), le etichette a cui affidare i dischi, gli artwork e i musicisti che lo accompagnano dimostrano come gli High On Fire non siano una semplice band ma un faro per le scelte dei futuri musicisti che vogliono entrare “a loro modo” nel mondo discografico.

Parlando di coerenza e passione non possiamo non citare le uscite targate 2019. La prima è la partecipazione al disco tributo ai Thin Lizzy “Bow To Your Master Vol 1” con il brano Vagabond Of The Western World:

La seconda uscita è dedicata al Record Store Day, la giornata dei negozi di dischi. La loro uscita “speciale” è un 7″ intitolato “Bat Salad” in cui sono contenuti tre brani: la title track, la cover di “Into The Crypts Of Rays” dei Celtic Frost e quella di “Don’t Bother Me” dei Bad Brains.

A Luglio 2019 il batterista e membro fondatore della band Des Kensel decide di lasciare gli High On Fire per prendersi del meritato riposo e passare del tempo con la sua famiglia.

Ma la storia continua…

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