Kyuss: I Dischi Da Avere

Kyuss sono il gruppo stoner più celebrato in assoluto ma continuano a non essere molto conosciuti dal grande pubblico. Non sapete cosa sia lo stoner e volete iniziare ad ascoltarlo? Sapete che i Kyuss sono i capostipiti del genere ma non sapete quale disco sia il migliore? Esiste un disco dei Kyuss che va assolutamente comprato? Questo articolo ti chiarirà brevemente le idee, lasciandoti poi il piacere della scoperta della loro storia.

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Introduzione

Josh Homme, Alfredo Hernandez, John Garca, Scott Reeder

I Kyuss nascono a Palm Desert, California, nel 1987 con il nome Katzenjammer, poi modificato in Sons Of Kyuss e infine in Kyuss. Il nome è preso da una creatura presente in una espansione del gioco di ruolo Dungeons & Dragons. La formazione iniziale è composta da John Garcia (voce), Josh Homme (chitarra), Nick Oliveri (basso) e Brant Bjork (batteria). Nick verrà sostituito successivamente da Scott Reeder e Brant da Alfredo Hernandez. La band nasce come svago di alcuni ragazzini punk che volevano fare festa nel deserto, usando dei generatori di corrente per alimentari gli amplificatori. Questa libertà assoluta portò i musicisti a sviluppare un gusto particolare che includeva sia la passione per band punk come Black Flag (tra i pochi che si avventurarono nel deserto a suonare un concerto) che per quelle hard rock come Black Sabbath e Blue Cheer.

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I dischi da avere

Partiamo da un presupposto semplice: i Kyuss non hanno mai fatto dischi brutti, anzi la totalità è più che ottima. Se vogliamo fare i critici a tutti i costi sono due i dischi che si meritano un 10 pieno, mentre gli altri due prenderebbero un voto leggermente più basso. Ma proprio leggermente.
I due dischi migliori dei Kyuss sono “Blues For The Red Sun” (1992) e “Welcome To Sky Valley” (1994), entrambi da avere nella propria collezione senza rimorsi. “Blues For The Red Sun”, prodotto da Chris Goss dei Masters Of Reality con l’aiuto di Joe Barresi, fu un fulmine a ciel sereno: prima d’ora non si era mai ascoltato un così perfetto mix di hard rock anni 70 alla Black Sabbath / Blue Cheer mescolato con il punk, l’alternative rock, la psichedelia. La voce di John Garcia, ricalcata su quella di Ian Astbury dei The Cult, ha il suono di un coyote che ulula alla luna ed è sovrastata da un suono di chitarra devastante suonata con un timbro inedito. Josh Homme, benché sia decisamente ispirato dai guitar hero del passato, decide di ribassare l’accordatura e far uscire il segnale della chitarra da un amplificatore da basso: il risultato è decisamente tellurico. Nel disco sono presenti due classici assoluti della band: la grintosissima “Green Machine” e la anti-ballad “Thong Song”, entrambe con annesso videoclip.

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Welcome To Sky Valley” è iconico fin dalla copertina. Pensa che ogni anno decine e decine di fanatici affronta il deserto per fare una foto vicino al famoso cartello stradale. Il sound del disco è ancora più massiccio rispetto al precedente per merito dell’ingresso in formazione del bassista dei doomster “The Obsessed” Scott Reeder, portatore di uno stile più organico rispetto al punk Nick Oliveri. Il suono di chitarra è una lava incandescente che esce dallo stereo e inonda le orecchie dell’ascoltatore. C’è tanto calore in questo disco e una sequenza di canzoni meravigliose: “Demon Cleaner”, “Gardenia”, “Space Cadet”, “Supa Scoopa And Mighty Scoop” sono dei classici dello stoner rock.

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Altri dischi consigliati

Poco sotto questi due capisaldi del genere troviamo “…And The Circus Leaves Town” (1995), il disco dell’addio. La band demotivata dall’insuccesso e da conflitti interni si scioglierà dando vita ai Queens Of The Stone Age e agli Unida, due band che avranno differenti destini all’interno del circuito rock.

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“…And The Circus Leaves Town” è un disco che mette un po’ da parte l’impatto dei due precedenti preferendo un approccio più psichedelico, per certi versi più stoner. E’ infatti un disco più da cameretta e bong che da lanciarsi in autostrada a tutta velocità come avviene con gli altri. “Hurricane”, “One Inch Man”, “El Rodeo”, “Catamaran” sono brani che ogni fan del gruppo conosce a menadito e che sono stati da ispirazione per centinaia di band stoner negli anni a venire.

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Dischi per completisti e appassionati

Wretch” (1991) fosse un album di una band “qualsiasi” sarebbe considerabile un capolavoro ma di fronte agli altri tre perde parecchio in intensità, songwriting e intenzione. Attenzione a sottovalutarlo perchè in realtà grazie al suo temperamento punk mostra i giovanissimi Kyuss (neanche maggiorenni) che “rockeggiano” di brutto uno strano ibrido molto personale che ricorda un po’ il proto grunge dei Nirvana di Bleach, gli Skin Yard, i Green River. Se sei un “punk” parti da questo disco, probabilmente lo amerete alla follia, in genere però ti consiglio “Wretch” dopo aver ascoltato tanto i tre dischi successivi.

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Ti sconsiglio l’acquisto di “Muchas Gracias – The Best Of Kyuss“, raccolta uscita nel 2000 per chiudere definitivamente il contratto con la Elektra, perchè parziale e senza neanche un brano strumentale, caratteristica importante dei loro dischi.

Redazione

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