Pantera: I Dischi Da Avere

L’annuncio della reunion dei Pantera ti ha messo curiosità di ascoltare una band che hai sempre ignorato? Conosci uno o due dischi ma non sai se gli altri valgano la pena di essere ascoltati o posseduti? Vuoi sapere quale è il miglior disco dei Pantera? Eccoti le risposte che stai cercando.

*** ATTENZIONE: Articoli di questo tipo esistono grazie al supporto di chi li legge. Se ti piacciono disattiva adblock su questo sito, compra dai nostri link o clicca sui banner. Grazie! ***

Introduzione

Vinnie Paul Abbott, Phil Anselmo, Rex Brown, Dimebag Abbott

Pantera si formano in Texas nei primi anni ottanta da un’idea dei fratelli Abbott, Dimebag (chitarra) e Vinnie Paul (batteria). Negli anni 80 cambiarono svariati stili e formazione, la quale si consolidò con l’ingresso di Rex Brown (basso) e Phil Anselmo (voce). In origine Pantera era un classico gruppo heavy metal con chiare influenze “hair metal” del periodo. Con l’ingresso di Phil Anselmo guadagnarono in aggressività forgiando lo stile “groove metal” caratteristo del gruppo. La band si sciolse nel 2003 dopo anni di divergenze e deliri. Nel 2004 il chitarrista Dimebag Darrell fu ucciso mentre si esibiva con i Damageplan e nel 2018 morì Vinnie Paul per un arresto cardiaco. L’attuale reunion è formata da Phil Anselmo, Rex Brown, Zakk Wylde (chitarra) e Charlie Benante (batteria).

I dischi da avere

La discografia ufficiale “dimentica” i dischi precedenti a “Cowboys From Hell”: Metal Magic (1983), Project In The Jungle (1984), I Am The Night (1985) e Power Metal (1988). Il motivo è semplice: la qualità dei dischi usciti negli anni 90 è talmente alta che sembrano (e in un certo senso sono) due band differenti che condividono solo il nome.

Il sound Pantera si può riassumere con “Vulgar Display Of Power“, sia discograficamente che come “recensione”. Una volgare dimostrazione di potenza è quello che è contenuto nel disco uscito nel 1991, annata che manda in crisi il mercato discografico metallaro “classico”. La scusa principale della crisi si chiama “grunge” ma la colpa è di questa serie di pugni sulla faccia degli ascoltatori: mai prima d’ora si era sentito un mix di metallo pesante suonato però a velocità dimezzata (ascolta lo pseudo sludge di “Mouth For War” che carica il thrash solo nell’ultimo minuto) in grado di far scuotere la testa e allo stesso tempo di moshare con vigore. E’ musica da “macho man”: tamarra, sfrontata, ignorante ma è quello il suo bello. “Vulgar Display Of Power” crea “groove bianco”, quello che poi sarà la base del futuro nu-metal. “Vulgar Display Of Power” segna la fine del thrash metal esattamente quanto il “Black Album” uscito qualche mese prima. Ma se il Black Album conquista nuovi ascoltatori rock “Vulgar Display Of Power” è il primo disco di una nuova generazione di giovani metallari.

COMPRA VULGAR DISPLAY OF POWER

LEGGI ANCHE: GUIDA ALLA DISCOGRAFIA DEI METALLICA

La rivoluzione era però iniziata con il precedente “Cowboys From Hell” (1990), disco che ha il difetto principale in suoni ormai desueti e di avere ancora qualche idea “vecchia”. Mentre “Vulgar” è avanti anni luce “Cowboys” annuncia quello che avverrà in futuro senza però abbracciarlo del tutto. Rimane un capolavoro (al di là di una copertina discutibile) da avere obbligatoriamente in collezione.

COMPRA COWBOYS FROM HELL

LEGGI ANCHE: I MIGLIORI DISCHI ALTERNATIVE METAL DEL 1990

Far Beyond Driven” (1994) è il terzo disco che non può mancare nella tua discografia. Il sound diventa ancora più granitico e pesante. La tamarraggine è sempre presente ma assume sfumature più hardcore, non a caso questo disco è uno dei più influenti in ambito metal-core moderno. Esattamente come i due precedenti non esiste un pezzo brutto e ti terrà compagnia per anni e anni.

COMPRA FAR BEYOND DRIVEN

Altri dischi consigliati

Se i tre precedenti dischi non ti hanno ancora saziato ho una buona notizia per te: ci sono ancora due dischi che non dovresti perdere. Il primo si chiama “The Great Southern Trendkill” (1997) chiude gli anni 90 con un album che sebbene non brilli di luce propria come i precedenti mostra alcuni lati inediti della band. Sludge, doom, southern metal sono molto più presenti che in passato, generi che stavano vivendo i primi vagiti e che la band ha contribuito a direzionare e influenzare con le scelte operate in questo disco. Anselmo è sempre più straziato e incazzato mentre la chitarra di Darrell non è mai stata così gigantesca. I brani sono meno immediati ed è il motivo principale per cui conviene affrontare questo disco per quarto.

LEGGI ANCHE: LA SCENA SLUDGE DI NEW ORLEANS

Dischi per completisti e appassionati

Fra i dischi anni 80 ce n’è uno che vale la pena di essere ascoltato”: “Power Metal” (1988), l’album d’esordio di Phil Anselmo. Qui la band ha ancora i capelli cotonati e ha un suono molto, molto, ispirato ai Judas Priest. Anselmo strilla e si lancia in acuti super sonici ma qualche bel pezzo lo azzeccano. Non lo troverete nei negozi di dischi ma spulciando tra mercatini e negozi dell’usato non è raro imbattersi in qualche bootleg pirata.
Rimanendo invece nei dischi “veri” non è malvagio l’ultimo “Reinventing The Steel” (2000) sebbene la band fosse già in aria di scioglimento e non molto propensa a spendere tempo a ricercare nuove idee. Phil Anselmo, già con look black metallaro, avrebbe dopo poco lasciato la band perdendosi in mille progetti (Southern Isolation, Down, Superjoint Ritual, Necrophagia, Viking Crown, Arson Anthem…) mentre i fratelli Abott avrebbero fondato Damageplan ed Hellyeah, senza però pubblicare niente di significativo.

Redazione

SUPPORTA TOMORROW HIT TODAY!!! Se il blog ti è piaciuto, ti invitiamo a supportarci! Come? Compra dischi dal nostro negozio Flamingo Records o sostieni le band che produciamo acquistando la loro musica su http://taxidriverstore.bandcamp.com

Lascia un commento

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: